POESIA: DIO NELLA PIOGGIA
Il vetro d’una finestra,
fuori, la tempesta.
Il bambino guarda stupito,
del mondo il distorto sorriso.
Guarda le case attraverso le gocce,
guarda il riflesso del cielo nelle pozze,
guarda il fango sulle scarpe,
guarda, nel fango,
delle scarpe le orme.
Guarda la scuola,
i compagni,
la suora,
il campanile e, più in là,
il fienile.
Guarda la bici,
vecchia,
consunta,
sotto la pioggia
sembra meno smunta.
Guarda ora la sua stanza,
non sembra più d’esser a una danza.
Non cantano i giochi nell’angolo,
non ballano i fogli sul tavolo,
non trova più, il gomitolo,
il suo bandolo.
Piove e piove,
piove sul mondo,
piove sul paesaggio,
piove nel villaggio,
piove sulla strada,
piove sulla casa.
Non piove nella stanza,
non piove in quel tepore,
tutto tace,
perfino, della stufa,
l’ardore.
Non piove sul bambino,
che pur vorrebbe,
di quel pianto,
percepir l’incanto.
Ma un dubbio blocca il piccolo cuore:
se quel che agli occhi grida
gioia!
All’anima dicesse solo
noia?
La porta, chiusa.
La nuvolaglia, nell’azzurro,
schiusa.
Non può uscire per i campi,
a saggiar, sul grano,
il sapore dei lampi.
Gli è sembrato d’essere
d’un dipinto l’autore:
colorava sul vetro della sua tela
di tutti i paesi la bandiera.
La pioggia era il colore,
lui, la mano del pittore.
Il sole trasuda ora
i raggi sulla ghiaia,
il bambino felice torna
dalla bambinaia.
Di quel mondo,
nell’acqua intinto,
avrebbe voluto afferrar
l’istinto.
Ma volubile è quel pensiero,
come la mente
che nel sonno ammattisce,
cercando di far reale
quel sogno che al mattino
svanisce.
– 18/01/2017