POESIA:
Nessuna divisione
c’era il mare
e tutto intorno un cielo senza fine
quando la lingua erosa di un macigno
mi trasportò sull’ala che dimena
e che grondando sbatte senza volo.
Io mi inoltrai tra rocce ed erosioni
al picco mi legai come una forma
di frenesie furiose tra i capelli
e serpi trepidanti d’altri gridi
e cadenze incalzanti
poi mi affacciai con garbo.
C’era calma sul mare
calma e stelle
Mi placai
come si placa il vento all’improvviso
e il buio si posò per ogni dove
fitto a tremare
e a scuotere nel mare
memorie cristalline senza corpo
sedimentate sciolte credute sepolte
o vive all’Ade di fantasmi tetri
dissipati per scherzi del Destino
in mutilati squarci d’armonie
contaminate rotte ricomposte
in estensioni e simboli in sequenza.
Mi placai
come si placa il vento all’improvviso
abbandonando cenere e detriti
al mare.
Didone
Non ti incontrai perché ci fu un richiamo
ne corse l’eco fino al triste scoglio
fu il fumo proveniente dalla terra
dalle sterpaglie in fuoco come accade
a rivestire me di veli neri
e luoghi più profondi d’ogni mare
finché dentro il corteo
io, casta e vuota,
mi avvolsi d’altre nenie e di lamenti
perduti nella sabbia come i resti
di vite date in pasto alle Furie
Mi placai
come si placa il vento all’improvviso
quando mi apparve bianca la visione
di grandi vele estese ormai tremanti
tra lidi fuochi inganni nuove amanti
e souvenir di tele sanguinanti.
A volte ritorna
le sere di calma
la voce nel mare
racconta alle stelle
la pena che si porta
di Didone
chiusa in un eco che non è richiamo
Maledetta è la terra già scavata
ri-rotta in lembi fradici feriti
da lontananze senza più misteri
e templi edificati sopra il cuore
di un altro eroe che va
perduto amore
che muore.
TITOLO: PERDUTO AMORE
(A DIDONE)
Marcella Carlucci
– 25/01/2017