POESIA: Liberaci dal Nostro Pane Quotidiano
Padre nostro
Che sei nei Cieli
Mentre noi
Siamo qui in Terra
Su questa Terra
Offesa, abbruttita
E avvelenata da chi
Non santifica il Tuo nome…
Padre nostro,
Tu che sei il padre
Di chi lavora in una fabbrica
Che avvelena il mare e i bambini
E di chi, con gli occhi di mare,
Regala caramelle per adescare bambini;
Di chi passa la notte a cucire la testa
Di chi si diverte ubriacandosi,
E di chi ubriaco si diverte
A romper la testa, a chi passa di notte….
Tu che sei il padre dei giusti e dei peccatori,
Dei bianchi e dei neri,
Di quelli che passano la vita a pensare
Che c’è una barca che gli può cambiare la vita,
E di quelli che per una barca affollata
Che affonda, hanno perso la vita…
Tu che sei il padre delle suore e delle prostitute,
Delle massaie e delle femministe,
Di quelle giovani madri che vogliono un figlio
Anche col seme di un altro
E di quei figli che hanno una madre
Ma dall’altra parte del mondo,
Tu che sei il padre dei poliziotti delle scorte,
Dei kamikaze che si danno fuoco,
Degli assassini che non ascoltano,
Dei mendicanti che non mangiano,
Tu che sei il padre degli agnellini che
A Pasqua vivono il loro Venerdì Santo,
Dei vitelli che diventano hamburger
In quei lager chiamati allevamenti,
Dei maiali, dei polli e di tutti quegli esseri
Su cui abbiamo diritto di vita e di morte.
Padre nostro
Che sei nei Cieli
Venga il Tuo regno
Su questa Terra
Dove ai bambini irrequieti
Si danno i tranquillanti,
Dove alle donne che non vogliono
Si taglia la gola,
Dove nei giocattoli abbandonati
Si installano mine
Per ferire ragazzi che saranno
Per sempre, degli storpi di guerra
Di una guerra non loro,
Che non hanno voluto,
Che non sanno a che serve,
Che chiunque avrà vinto
Per loro sarà indifferente!
Padre nostro
Che sei nei Cieli,
Sia fatta la Tua volont
Nei lager, nelle foibe,
Nei campi profughi,
E in quelli di concentramento
Di ogni parte del mondo,
Dove un Hitler, uno Stalin
O un Pol Plot decidono un massacro
Di una razza, di un’etnia, di un qualsiasi
Credo religioso.
E cadano tutti i muri che dividono
Le nazioni, le città, le persone,
E quelli dell’est vadano ad ovest
E quelli neri vadano dai bianchi,
E quelli poveri vadano dai ricchi,
Come in Cielo così in Terra
Su questa Terra
Offesa, abbruttita
E avvelenata da chi
Non santifica il Tuo nome…
Padre nostro
Che sei nei Cieli
Dacci oggi un lavoro,
La dignità di guardare un figlio negli occhi,
Senza vergognarci di non poterlo sfamare,
Senza costringerci ad elemosinare il nostro pane quotidiano.
Dacci oggi una terra senza guerra,
Da cui non dover scappare per poter vivere,
Per non essere chiamati profughi,
Per non essere definiti immigrati,
Senza diritti, senza dignità, senza nome.
Dacci oggi un futuro, ma non solo a Londra
O Berlino, ma anche a Bombay, anche a Kampala,
Dacci una terra da coltivare con sangue e sudore
Ma che non sia radioattiva. Dacci un letto
Dove dormire senza bombe che squarcino
Sogni e domani. Dacci una donna da rispettare
Non stupri di massa per abortire un’etnia.
Padre nostro che sei nei Cieli,
Rimetti a noi i nostri debiti, di quando abbiamo
Sparato sapendo di uccidere, sapendo
Che dall’altra parte c’era qualcuno
Di cui non sapevamo né il nome né il viso
Eppure abbiamo lo stesso sparato.
Di quando abbiamo colpito sapendo
Che di fronte avevamo qualcuno
Che aveva un bambino che l’aspettava
Per tirare insieme dei calci ad una palla
Fatta di stracci e speranze,
Eppure abbiamo lo stesso colpito.
Di quando abbiamo umiliato sapendo
Che eravamo più forti, che una ragazza down
Non può far altro che piangere se le sputi
Sul viso la tua ignobile rabbia,
Eppure l’abbiamo lo stesso umiliata.
Di quando abbiamo picchiato sapendo
Che un vecchio clochard non può che scappare
Ma i gesti ormai lenti lo rendono debole
Ed è vincere facile se noi siamo in due,
Eppure l’abbiamo lo stesso picchiato.
Padre nostro
Che sei nei Cieli
Non ci indurre in tentazione,
Perché non sappiamo resistere,
Perché anche se lo spirito è forte
La carne è debole e se non siamo riusciti
A vegliare con Tuo Figlio una notte,
Non riusciremo a dire No a chi ci offre
Denaro per essere diversi da come siamo,
Da chi offre potere, per comandare
Dove ora non siamo poco più che servi,
Da chi ci offre amore, incartato
In lenzuola di seta e biancheria di pizzo
Padre nostro
Che sei nei Cieli
Mentre noi
Siamo qui in Terra
Su questa Terra
Offesa, abbruttita
E avvelenata da chi
Ci porta sul monte più alto
E dice: “Vedi laggiù tutto è mio,
Se vuoi domani sarà tutto tuo…”.
Padre, liberaci dal male,
Liberaci da tutti i mali,
Liberaci da chi in giacca e cravatta
Ci offre il Capitale davanti al quale
Inginocchiarci umili e ossequiosi,
Liberaci da tutti i socialismi, quelli con
La falce e il martello e dai lager, e da quelli
Che ti promettono di essere uguale
Soltanto nella povertà e nell’obbedienza,
Liberaci da tutte le ideologie, da quelle a misura d’uomo
A quelle fatte sullo Stato centrale,
Liberaci dai dogmi, dai tanti “Io Devo”
Dai mille dubbi e dalle angosciose incertezze,
Liberaci dalla tristezza, dalle malattie malgrado
Quella mela l’abbiamo mangiata e ci è piaciuta,
Dalla schiavitù delle idee, dal ricatto del dovere,
E lasciaci i tanti “Io Posso”, lasciaci le notti di luna piena
Con le stelle che cadono e un desiderio in cui sognare,
Lasciaci una donna con cui far l’amore per amore
E magari con cui sbagliare, disubbidire, anche
Tradirsi ma con la speranza di ricominciare
Lasciaci i semi del Giardino dell’Eden per seminarli ovunque,
Da Gerusalemme a Gaza, da Parigi a Teheran, da Roma a Kabul,
E lasciaci la voglia di un altro passo di valzer,
Di un ultimo giro di giostra, di un altro giorno che nasce,
Lasciaci il dilemma di un uomo e una donna,
Lasciaci l’albero del Bene e del Male
Su cui innestare una bandiera di pace
E lasciaci la speranza di ricominciare ancora,
Un’altra volta, e un’altra ancora… ogni volta che sarà necessario
Padre nostro
Che sei nei Cieli
Mentre noi
Siamo qui in Terra
Se tutto questo non è nel Tuo volere
Di una cosa ti preghiamo,
La più importante:
Liberaci dal nostro pane quotidiano,
E solo allora,
Solo allora saremo liberi per davvero!
Amen
– 17/02/2017