POESIA: TABU’
Sono stanca che tu non sia un porco.
A volte io mi sento
La tua puttana e tu devi obbedire ai miei impeti.
Se la mia vita è una metafora,
Io sono giovane .
Immagino il tuo collo disteso
Sul collo di una donna ordinaria e bellissima e
Dio solo sa
Quanto non possa essere vergine mai
Una preghiera già scritta.
Soprattutto le parole sono Puttane :
Persino tu le interpreti a cazzo.
Oggi ed anche ieri invece , io sempre
Evito di pagare le parole.
Esse mi costano la vita.
Si avvantaggiano della mia identita’
Per sprofondarmi nella coerenza,
Che è il miele degli Uomini e ridono
Della mia avventatezza…
Ora chi sono le Parole che tu non dici ?
Perché sento che appartengono
Alle mie orecchie e che dovresti sussurrarle a me ?
Scopami come una vernice e
Scrivila tu questa maledetta Poesia,
Io sono stanca di rincitrullirmi d’ispirazione e
Fumare ortografia e capire al posto tuo,
E contare al posto tuo, e
Far credere a Dio che
Scoparti su un letto di tulipani è importante.
Senza il tuo sguardo
Non posso ricamare neppure una goccia
Di rugiada ! E mi sento cosi’ facile …
Mi sento una preghiera facile perché
Non v’è valore nella preghiera di un povero
Che sia povero .
Mio bellissimo e triste Venere,
Il mio Vulcano credimi ,
Un giorno ti fara’ sembrare immortale
E vagheremo
Nell’era della Mediocrita’ del Tempo
Giocando ,
Strizzando gli occhi anch’ io alle fanciulle,
E le cogliero’ per te e poi
Le useremo per fuggire da noi ,
Per non essere mai pronti a ricattarci per Amore.
Dio solo sa quanto voglio scoparti .
Ed io infatti lo prego senza vergogna percio’.
Se solo tu fossi almeno una betulla,
Almeno un pesce, un vino ,
Una caramella, un pozzo , un timbro,
Se solo tu fossi piú incomprensibile
Io ti rispetterei soltanto.
Ma sei una rondine
Che insegue un maratoneta
Perduto
Oltre il traguardo.
Cancelli e cervelli.
19 aprile 2017, fritto .
La tua Vergine dei Nibelunghi. – 20/04/2017
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