POESIA: Silenzio amico mio
Silenzio, amico mio ferito ancora
fin dalle prime luci dell’aurora
dall’assordante ronzio di questa città che anche tu così non volevi…
Dove ti posso trovare stasera?
Ho bisogno delle tue note brevi, di una partitura sincera che tu solo scrivi…
So che scappi anche tu dagli aperitivi e dal battimani dei tagli di nastro,
dal patinato brusio di ospiti di rilievo nelle serate sponsorizzate,
dalle vernici con ricco buffet e testimonial: anch’ io non gradisco…
e ti capisco!
Come gatto nel vicolo cieco fuggi e respiri piano,
ansimando e sperando invano
di essere dimenticato dietro mura di cortili antichi ove luce di luna discreta
chiede permesso e se anche non trova spiraglio e non entra…è lo stesso:
per te qui c’è il respiro di vita che dura e che vale,
per me è uguale.
Braccato dai mille frastuoni degli incroci cruciali del centro,
sarai dentro
gli anfratti di sverniciate porte di retrobottega, abbandonati e sfatti:
quelli che raccontano a brandelli d’orgoglio storie lente,
di povera gente,
di mani unte e veloci,
di lavoro incessante nell’acre chiuso, le stesse voci…
O starai seduto nel parco, sotto quel vecchio pitosforo che un tempo era siepe:
da tempo nessuno lo taglia più
e tra i rami affrancati da prigioniera forma
respiri anche tu, dei bianchi fiori l’intenso profumo,
che ad ogni primavera ritorna.
Ti vedo dal poggiolo della mia solitudine e se in quella luce fioca non sei
appartiene al tuo domestico attendere questo interno d’altri tempi:
riconosco i tuoi felpati passi in quella casa demaniale senza tende…
Sono contento per il tuo ritrovato riparo e, come ti piace,
ora so che ti ascolti piano
e in tutte le stanze regolerai sovrano
il suono di ogni momento e di ogni parola:
fermerai a tuo gradimento quelle che per te dicono davvero,
per risentirle ancora.
Fuori da lì intrigo di gente a motore,
dentro niente più fumo e ossido di azoto
niente rombo di tuono della fila di moto
che sfreccia ogni sera a quest’ora…
perdendosi una volta ancora
le inedite striature di questo rosso tramonto
che chiude la scena del piccolo giorno grigio
in un quadro di grandi campiture
fatto di secche antenne scure
su nuvole a pennellate grasse, d’oro e d’azzurro,
che saprai ricordare domani…
ed anch’io, se sarò.
– 18/04/2017