Mihai Catalin Vidroiu



POESIA: La disillusione della vecchiaia
C’è chi vive per godere e chi per ponderare.
Aspettando, a indolenti passi si muore.
Caduche, le foglie invilite della gioventù s’inginocchiano ai piedi dell’olmo.
La plumbea rugiada avvinghia la forsythia addolorata
i voli dalle arcate a forbice della rondine sono franati
nello sgabuzzino di un mesto lunedì, dove
i giardini dell’avvenire dei bambini innamorati
restano intrappolati in una tela, vecchia, stantia.
I profumi dell’infanzia, adesso un po’ insapori alle narici,
sono avvelenati nella foce e nei detriti
della campanella dell’ultimo giorno di scuola.
Le venature di un collo di ragazza, eburnee e fresche
di marmo levigato sono crepate nella segatura settembrina.
Aspettando, a brevi passi s’invecchia.
Le cinque del mattino, di ritorno dalla festa
non ci sono più.
L’istante dopo
si è appiccicato e non vuole togliersi
il minuto dopo, il giorno dopo
sono già anziani ricchi di ricordi e poveri d’illusioni
sono fiori limacciosi, fanghiglie del fondo di caffè
filtri di sigarette consumate tra l’insoddisfazione
e l’insanabile amarezza.
Sono solo musiche su un pianeta senza vita.
Aspettando, si scivola via
nel ripostiglio dell’anima pullulano
resti di universi distrutti e di mondi solo abbozzati
di neonati rimasti schizzi di nettare sulla pelle di coccodrillo
di una vecchia toyota abbandonata,
e di vicoli sospesi nella foschia delle lanterne
che oliano la città di una tinta tra il castano delle foglie autunnali
e l’arancio della buccia di mandarino.
Aspettando, ci si rende conto che si è vissuto vagheggiando,
cercando l’infinito in qualcosa di finito
ma per quelli come noi non esiste altro modo di vivere
se non, aspettando qualcosa che non arriverà mai
qualcosa che non esiste. – 19/04/2017

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