POESIA:
Essere immortale
Vissuti non fummo per attingere
alla vegetale fonte dell’obbedienza,
moriamo, o viviamo il nostro spento sogno dorato
in una landa di disperazione.
Menti brulicanti in paradisi mescalinici,
ricordi quando stupravamo tramonti al neon?
Come umili agnelli
avete sperato che il lupo s’immolasse,
e nella tarda ora attesa
folli brindisi baccanali
in ricche case seriche;
sfrenate note goliardiche,
preludio di un’intensa voluttà .
Avanti, siate sinceri,
quanti di voi hanno visto sorgere un’alba?
Quanti di voi hanno provato la fine di un giorno?
Stanchi di stare in giro,
coi pensieri sospesi
nel magone di una brezza selvatica.
Menti sagge, brucianti ed abbandonate,
così indifferenti, così impettite,
nell’assurdo orgoglio occidentale.
O gran Creatore
pensa a quelle anime ingabbiate,
coartate ai margini delle autostrade,
così sole, così scorate,
ad inseguire treni
su binari obbligati.
Perdona noi, figli delusi,
burattini seppelliti nell’incertezza,
ammaliati dalla folle brama oscura.
Dacci una fiaba cui credere,
un florido monumento naturale,
ancora un posto dove andare.
Ora dimmi, quale sarÃ
la nostra nuova meta?
Dov’è dipinta
l’isola della libido connaturata?
Divina irrisione
di noi ciechi marinai
abortiti nel peccato.
Sono stanco
della sublime bontà sleale,
ironia di volti severi
scalfiti in vacue icone latenti.
Sono stufo dei signori del potere,
ignari d’aver sprecato l’aurora,
signori dalla doppia faccia,
obbedienti all’avida grandigia.
Chi inventa,
conosce le virtù dell’estasi,
chi uccide
conosce il lago dai riflessi purpurei
delle albe sanguinanti.
Fuggirò, verso splendori invisibili,
lontano dagli antichi assassini,
i sentieri son aspri, l’aria immota,
quanto lontani
le sorgenti e gli uccelli.
Questo è il perimetro di persuasione
che spesso traversiamo,
uno sfumato residuo di sogno,
in un paradiso d’angeli-serpenti
e bambole androgine
urlanti parole
disperse oltre le mura del tempo.
Italia, terra di lagune,
d’illusioni celate,
rifugio di cani torpenti,
conforta i tuoi figli,
afferrali per mano e scaldali col tuo sorriso.
Orgogliosa Penisola, dai un’ora di saggezza
a noi indomiti solipsisti,
induci i nostri dubbi
verso lo specchio dell’essenza,
vivo di mille creature nascoste,
con il loro mondo,
le loro leggi,
i loro confini,
in un’alternarsi di luci ed ombre,
di silenzi e voci.
Terra, terra, terra, ricoprimi
acqua, acqua, acqua, risparmiami
sole, luna, stelle, tenetemi compagnia,
non lasciate questo figlio, solo,
nella malinconia.
Come un usignolo
vorrei intonare un canto di solitudine
o affondare nel fango
in una notte senza speranza,
e come un angelo spensierato
beffardo, pallido, mutante,
aspetterò l’inopinata strana ora idiota
della resurrezione.
– 20/04/2017
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