POESIA: EQUILIBRIO
Eterna si bilancia sulla riva
inconsistente. Fragile livore
s’intride bieco di speranza viva,
che non sia rosso scuro il suo sapore,
non altri anni si colmino d’attesa,
sperduto gregge senza suo pastore,
esercito votato a scialba resa.
Meglio storpiare vite che parole,
affaticarsi in sempiterna ascesa,
al fresco luccicar del nuovo sole
scardinato da nuvole esitanti,
avamposti che il mare ancor non vuole,
solcate da impudichi dei volanti
alla ricerca di ospitali steppe.
Io bramo, solo, i raffinati incanti,
quei che nessuno mai donarmi seppe,
oppur non riconobbi, cieco e sordo,
nelle vetrine ridondanti e zeppe
del sordido mercato del ricordo.
Così sto nell’eterna indecisione,
affanno insano o nichilismo ingordo?
L’insipido dilemma ancor s’impone.
Nella dolce stagione mi arrovella,
nell’algido rigore m’indispone,
morbida notte senza alcuna stella,
giorno silente di respiri persi,
e non lo scioglierà mortal favella,
non echi nelle ostili brume immersi.
Sollievo ammonitore mi soccorre,
travalica l’ottusità dei versi;
da rapida visione sa comporre
quello che inseguo freneticamente,
e mi rovescia dall’eburnea torre,
padrone alfin di cuore, membra e mente.
– 30/05/2017