POESIA: Quello che sento.
Si cammina nelle strade tra la gente
a testa bassa,
così che quel che vedi
sono solo le tue scarpe,
ci si ferma a volte,
ma le vetrine dei negozi
sono piene solo dei nostri riflessi,
mentre oscure ombre ci sfiorano.
Si scavano tane per nascondersi
e non per custodirci.
Si innalzano muri per dividere
e non per proteggerci.
Così che se alzi lo sguardo,
le cime degli alberi
sono sempre più lontane.
Abbiamo tutti paura di contaminazioni
e le vibrazioni del cuore
soffocano dentro il nostro stomaco.
La certezza del dopo,
come sbaglio del vissuto,
paralizza il momento
del qui,
ora,
adesso,
così che nulla rimane di noi
se non lo sbiadire di una chioma,
un sorriso che si spegne,
una mano che stringe un pugno chiuso.
La solitudine si espande
come una fitta nebbia in pianura,
così che c’è più vita
in un cimitero a novembre
che non dentro le nostre anime
ancora pulsanti.
Dobbiamo,
necessariamente dobbiamo,
ritornare in superficie e prendere fiato,
credere ancora nella vita,
sperare nel futuro
impresso negli occhi dei figli che abbiamo generato,
uscire allo scoperto,
allungare la mano,
toccare il muro gridando a squarciagola,
tana libera tutti.
Inedito di Antonella Zaccarelli (diritti Riservati)
– 07/09/2017