POESIA: Era una notte contesa dal sole e dalle stelle.
Tutto scorreva, con uno scorrere lento, fermo, freddo.
Un trascinarsi dietro tutto il magone degli anni che incessantemente andavano via lontani, con i bagnagli
pieni e strapieni di sensazioni.
Capita di portare al bar di paese tutto il rammarico di ciò che avresti voluto ma non è stato, tutti i sogni mai
avverati, tutti i libri iniziati a leggere e mai terminati, tutte le storie e le favole che hai dovuto veder finire
senza poter loro salvare, anche quando ti urlavano aiuto.
Si porta al bar il cranio rotto e la sua mente, il fegato e le sue bestemmie, i polmoni e il suo respiro, il cuore
e la sua anima.
Si entra in luoghi come questi e si cerca qualcosa, un piccolo salto in ciò che non è mai stato.
Qualcosa che per una volta “sia” .
Ci si siede su una sedia piccola, tremante, e si inizia a bere a tu per tu in sostanza liquida il tuo io che ti
oltrepassa letteralmente i sensi, ci si imbatte in discorsi confusi vestiti di persone altrettanto nude e
insignificanti, e ti rendi conto di quanto esso sia inutile … e nel frattempo attendi un cambiamento.
Si, per quanto dura sia ammetterlo, la vita ha bisogno di cambiamenti.
Di scosse forti e costanti che ti fanno vibrare.
Ma quella sera era diversa, era fredda da morire, ma emanava calore, calore e colore.
C’era fuoco nell’aria quella sera.
C’erano le mie sensazioni lassù in cielo spiaccicate lì come schizzi di tempera fresca, spalmate insieme alle
stelle ignorate da tutti.
E ad un tratto, cosi, per caso, c’erano anche due luci forti e abbagliati come il sole, c’erano due occhi.
C’era la loro energia, la forza, l’empatia che sprigionavano insieme a ciò che mi stavo accorgendo eri,
insieme a ciò che riuscivi a tirar fuori con il corpo, con le mani, con la voce, con la musica.
Si, c’era anche lei, “La Signorina Musica”.
“Lei“ non riesce mai a declinare l’invito delle emozioni!
E stranamente ad un tratto tutto sembra più chiaro.
Due occhi sono riusciti a farmi vedere finalmente con chiarezza.
“La vita, che cos’è?”
Domanda di molti dei quali non perdono il loro tempo per trovare una risposta.
Ma io ho capito. La risposta non esiste.
La risposta non c’è perché è sbagliata la domanda stessa.
Quella giusta è: – “Per cosa e per chi vale vivere ogni singolo instante di questa fottuta vita?”
La mia vita, per esempio, si è fermata in quel bar, dentro la musica, in quegli occhi.
Occhi malati ma in essi c’era l’antidoto, morti ma allo stesso tempo vivi, più vivi della vita che tanto difendi
ma che in realtà ti rallenta.
Occhi dove ci rivedi te stesso. Dove mi rivedo.
Occhi non miei, ma ogni cosa rara non è di nostra proprietà in questo mondo, poi, io, arrivo sempre tardi!
Ma come dicevo è strano che queste sensazioni mi bussino alla porta. Ma mi è accaduto davvero stavolta.
Posso dirmi “piena” dei tuoi occhi, “sazia” senza averli nemmeno sfiorati, anche senza poterli mai avere.
“Sazia” di idee e concetti che credevo sbagliati ma che rivedo e vedrò nei tuoi anche a kilometri di tempo e
di spazio.
Anche quando mi accorgerò che è forse tutto un sogno o una realtà a metà.
Ma andrà bene lo stesso semplicemente perché il solo fatto di provare “sazietà” è più forte “della fame
stessa” che non potrò mai avere con costanza naturale.
Fatto sta che lo dicevo io che era una notte speciale!
Era una notte dove chi brillava era il sole e non le solite stelle. 30/01/2018
CROCE ALESSANDRA
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