Maria Carmela Frate



POESIA: V

Non sono più la polena salmastra
– qual ero dianzi –
non volendo neppure
il silenzio ieratico
quale solo compagno di viaggio
nè col petto fendere rotte
su cui s’affollano
famelici gli albatros
a ghermire mammelle svuotate
nè sono (o m’appaio)
uno spettro di lemuri segni
ora m’accoglie il silenzio di essere
la voce smorzata
(d’incantamento si compongono i Sogni)
almeno l’amore d’amare
dovrà ricordarmi d’esistere.
V

Non sono più la polena salmastra
– qual ero dianzi –
non volendo neppure
il silenzio ieratico
quale solo compagno di viaggio
nè col petto fendere rotte
su cui s’affollano
famelici gli albatros
a ghermire mammelle svuotate
nè sono (o m’appaio)
uno spettro di lemuri segni
ora m’accoglie il silenzio di essere
la voce smorzata
(d’incantamento si compongono i Sogni)
almeno l’amore d’amare
dovrà ricordarmi d’esistere.

VI

Lo vedo allontanato
di sua lontananza antica
la stessa che conclusa
incede all’orizzonte
lasciatomi supino
un carico di pietre
intrappolate e grigie
nel chiuso del silenzio
di queste stanze antiche
rivedo vane
di leggerezze eteree
le parole lievi
dei palpiti d’esistere
tra odori di nasturzi
che raccordano il mio tempo
-tra oggi e ieri-
in luoghi senza limen
un sorriso non sperato
poi nel Sogno ricomposto
su sentieri e crocevia
che m’appaiono disgiunti.
| sorgente: https://www.facebook.com/ – 05/04/2018

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