POESIA: Prima di morì
La badante
e le sorelle maligne
discutono sulle vacche grasse:
i soldi non sono il lavoro.
Il comando, i diritti,
la parabola delle tre nuore:
Cloto, Lachesi e quell#039;altra che taglia il filo
Atropo, la sentenza.
I rapporti si rompono,
le metafore si sprecano:
inutili grida di chi si discolpa;
chi incolpa di aver bruciato il sugo
e una coperta prende fuoco.
Dorme la vecchia spaventata
e nell#039;ombra piange
bagnando le rughe dei suoi giorni,
mentre sul campo di battaglia,
al di là del muro,
le maldicenze si scontrano
nell’arena del senso comune.
Nel culmine dell’agone,
quando le lingue infiammano
ed esplodono le bestemmie,
i vituperi e gli sproloqui,
un fantoccio malato
spalmato sul diwan,
come un principe persiano,
stringendo un tulipano,
trova il tempo di ridere e cantare
tra gli anfratti della vita:
«Memento mori!,
ma prima di morì, ridi!».
– 30/05/2018