POESIA: VITA
Questa non è una storia, né un racconto,
è qualcosa che va nel profondo dell’anima e cerca di riemergere attraverso l’arte di scrivere.
Batto lentamente le dita sui tasti della mia vita sperando che ne possiate cogliere i suoni.
Percorro svanita un viale incantato con petali viola e foglie verdissime.
Scorgo tra gli alberi rigogliosi una chiesa di campagna,
con dentro un crocifisso enorme,
con dentro uno splendore infinito.
Già ci sei, appoggiato allo steccato, con occhi fissi, neri, perlustranti, profondi che entrano nei miei come delle spine, solo per pochi istanti.
Non potevo guardarli eccessivamente, mi avrebbero ipnotizzato, catturato e non più lasciato.
Non potevo permettermi di tenerti lì, non potevo permettermi di innamorarmi di te.
Io non ero tua. Non potevo essere tua.
Hai fatto un errore, uomo di poche parole dagli occhi parlanti, mi hai stregato con i tuoi occhi di incanto.
Troppo tardi per me…già sono stregata.
Cosa mi hai fatto….
Ora non c’è più per me alcun viale incantato, con dentro il profumo, con dentro i colori dei fiori e degli alberi, con dentro una chiesa di campagna, con dentro un crocifisso, con dentro l’unico splendore infinito.
Vedo te, solo te e me che ha dentro te.
Mi hai attraversato l’anima, sei la mia felicità, la mia pace, la mia calma, il mio tormento.
Ogni sera aspetto questi tuoi tormenti con dentro i miei di tormenti.
Sei una follia, una pazzia, uno sconvolgimento, la passione con dentro la mia di passione, una droga, qualcosa di cui non puoi fare a meno.
Tremo con te e tremo senza di te, tremo innanzi alla tua assenza.
Sono drogata si, drogata nel corpo che ha dentro la mente, che ha dentro i tuoi occhi, che ha dentro te, che ha dentro me.
Ti cerco follemente, ti cerco come acqua limpida dopo giorni di astinenza che hanno dentro giorni di squarci di urla mute con dentro pelle distrutta che riveste un cuore senza speranze.
Cosa mi hanno fatto quegli occhi maledetti…
E ora eccoti apparire,
eccoti con me che ho dentro te con dentro solo la mia follia.
Entri piano in una camera con dentro luci soffuse preparata per te,
con dentro me che mi sono fatta bella per te.
Tu non mi vedi, tu non vedi gli occhi, tu non vedi i capelli, il collo, le labbra, le mani, il corpo.
Vedi parole una dietro l’altra tra sospiri e gocce di pioggia.
Ora io vedo le tue parole.
Mi entrano dentro, sento le tue dita, come voi ora sentite le mie,
sento le tue dita battere un sogno, le sento sulle righe di un foglio nuovo, un foglio che scrivi tu, sempre e solo tu quando si tratta di avermi tutta per te.
Sei disarmante, eccitante, esasperante, provocante.
Stai scrivendo sul mio corpo, disegni cerchi con dentro fuoco incandescente, solchi la mia intimità, solo con il pensiero e le dita che hanno dentro lo stesso mio pensiero.
Ora io scrivo, io detto il suono, detto il sapore, detto il calore, detto me con dentro te, io sono a scrivere sul tuo corpo in una lingua a me sconosciuta.
Vorrei che dentro questa stanza ci fosse la luce con dentro la luna, con dentro i crateri. Vorrei che queste tue dita con dentro il suono, con dentro il battito, con dentro te con dentro me, sfiorassero la mia schiena, che toccassero i miei tasti che hanno dentro non il bianco e il nero ma le tinte di confine.
Voglio su di me il tuo respiro che ha dentro parole che mi piacciono molto, dette all’orecchio che ha dentro il fruscio di brividi sinuosi e veloci.
Ma io leggo, leggo ancora, leggo il tuo respiro, questo si, lo leggo, leggo l’ansia con dentro la voglia di avere me, leggo il desiderio che dal corpo passa a me attraverso piccole parole, piccole richieste, ordini spregiudicati con dentro la pazzia che ha dentro me che ha dentro te.
Io faccio l’amore con te che ha dentro l’amore per me.
Ma come si può fare l’amore leggendosi…
Non voglio ritrovarmi nel letto con te che ha dentro l’assenza di te.
Dopo una notte come questa che ha dentro la luce che ha dentro la luna che ha dentro i crateri, voglio ascoltare le vibrazioni delle corde che ha dentro il cuore, voglio vedere il tuo corpo che si assesta, che riposa, che si rilassa e non quello di questo stupido oggetto dal quale partorisco la follia di quanto state leggendo.
Avrei voluto te e non questo da guardare.
D’un tratto è tardi, è notte fonda e come un amante stai prendendo i vestiti con dentro te con dentro i lembi del mio corpo svestito, con pezzi nudi da stoffe e veli di seta, che ha dentro ancora me con la mia follia.
Di corsa stai scappando per non essere visto ne sentito da alcuno, neanche da te stesso.
Ora esci violentemente, di colpo dalla mia stanza chiudendo la luce con dentro il buio, con dentro la luna senza crateri, fermi le mie mani, chiudi la mia bocca con dentro parole spezzate, chiudi la porta della fantasia con dentro la mia camera con dentro la luce neanche più soffusa con dentro uno specchio senza riflesso, dove mi sono fatta bella per te, dove ancora oggi non mi vedrai, da dove ti sarà arrivato un brivido con dentro la mia firma, dove avrai letto delle mie mani, dove avrai letto della pressione della mia bocca e del mio corpo sul tuo.
Anche ora consumo il mio tradimento, parlando di te con dentro me, tradimento che si compone dei sensi, a meno del contatto, dove prevale solo il sesto di senso, non altro.
Tutto termina.
Il punto che chiude la frase con dentro i pensieri è il punto che chiude la storia con dentro me che ho dentro te che ha dentro un punto.
Questo punto. Quello che metto io.
Questa non è una storia, né un racconto, qui la realtà non ha superato la fantasia.
Questa volta non l’ha superata affatto.
Anzi questa freme nella testa, la realtà l’ha solo svestita, tolta di significato.
Questo percorso nel corpo che ha dentro la mente che ha dentro me che non vuole più te, che nasce con le parole, muore così, con la bellezza di vocali e consonanti messe al posto giusto, che esprimono di passioni e amori perduti, che le dita hanno solo sfiorato ma che non vogliono lasciare sola la mente che ha ancora dentro il ricordo, con dentro un cuore devastato e un corpo ancora che cerca la sua droga.
Non altro.
Forse ora a voi arriva qualcosa della luce di questa stanza che ha dentro la luna che ha dentro i crateri, come la luce delle stelle lontane da noi la cui luce nasce in altri tempi ma che riscalda ora.
Lascio un getto di inchiostro con dentro l’amarezza per me e della vita che avrei potuto raccontarvi, suddivisa in tanti capitoli e abbondanti paragrafi.
Ma ahimè, scrivo di pochi giorni, di una parentesi a cui mi piace dare un nome: VITA!
– 13/01/2017