Rocco Marascia



POESIA: Dedicata alla donna Romena che condivide la mia vita.
Ti guardo, mentre cerchi il riposo nel sonno.
A volte, come un balenìo nella notte
un sorriso dipinge il tuo viso di luce.
Forse al ricordo di un momento di gioia, che presto scompare.
E soffro nel vederlo svanire, mentre il tuo viso,
nella penombra, si aggrotta,
mentre le tue labbra muovono in un silenzio che brucia,
come volessero urlare, e le tue mani tremano,
cercano e stringono le mie, che avvolgo con dolcezza.
I tremori alle gambe sono a dirmi che quel ricordo, ora,
ha lasciato lo spazio solo al dolore.
Ti guardo, nel sonno che cerchi, che non ti porta riposo,
vivendo l’angoscia di una telefonata improvvisa e temuta,
ad impedirti di vedererla ancora una volta,
abbracciarla sorridente, tanto è la lontananza da lei,
dalla tua terra, abbandonata per forza,
portando con te solo i ricordi che a momenti,
per un attimo solo, nel sonno che cerchi,
dipingono il tuo viso di luce con un sorriso.
E mi sento Romeno quando vedo, e sento, e provo, il dolore che taci.
Nei momenti in cui i tuoi occhi brillano,
quando le tue parole, in un incerto italiano,
cercano motivi per credere, per sognare, impegnandoti,
come me, come tanti, affinché giungano tempi migliori.
Mi sento Romeno come tutti quelli che soffrono le madri lontane,
i figli costretti a partire per cercare lavoro in terre straniere,
spesso additati, a volte derisi, discriminati. Sempre sfruttati.
Mi sento Romeno conoscendo il tuo popolo così simile al mio,
e mi commuovo sapere tua madre dirti le stesse cose,
che a me, diceva la mia.
Con lo stesso amore, con le stesse paure.
Mi sento Romeno ascoltando la tua musica, vivendo le tue stesse emozioni quando in terre straniere a me urlavano “italien”, oggi, a te, “Romena”.
Oggi mi sento Romeno, perchè la musica che esprime il tuo popolo
é la stessa che mi ha cresciuto, carica di malinconia,
carica di nostalgia per un mondo a due passi da noi,
ma che appare irraggiungibile.
E provo profonda tristezza per chi, davanti al tuo negozio, urla “Romeno”, con un disprezzo che ignora lui stesso, forse ascoltato in famiglia.
Mi sento Romeno. Chiamatemi Romeno,
se ne ignorate la profonda umanità, se ne ignorate i valori,
la dignità anche nella povertà, l’amore per i figli,
per la madre, per il padre, per la propria terra.
Chiamamtemi Sardignolo, Napoletano, Terrone, Meridionale, Italien,
non mi offendete.
Chiamatemi Romeno, non mi ferite, ne sono altrettanto orgoglioso. – 17/01/2017

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