Elena Besagno



POESIA: Sedie rosse negli aeroporti
disegnate sotto vetri candidi
di sporchi disegni storti,
dialettici graffiti contorti.
Li vedi anche tu
insensibile alla fotografia
dei tuoi capelli color mattone;
Tu, uomo o donna che non esisti,
raccogli nelle tue mani
le mie parole,
prole di gesti indiscreti
e indigesti
che non ricordo più.
A te le lascio dopo che
le persi nel vino
la scorsa notte:
frasette raccolte in un quadernino,
ma che ne so.
Così sono riuscita anche io
a incastrarvi con queste note
(Parole parole parole parole?)
e le ho chiuse nel cofanetto
del poeta maledetto,
tanto sono scritte a caso.
Come (non) suona questa poesia:
ho rotto il vetro dell’aeroporto,
i pezzi sono sulle sedie rosse
e me ne vado via.
È così che fanno i poeti
quelli Famosi,
quelli Noiosi,
Maledetti dal sonno,
ma Illibati e Candidi
dopo una notte di sesso.
Tanto lo sanno
e lo so anche io
che la poesia
è fango sporco ma degli dei
aborrito dai miei
e da tutti noi. – 23/01/2017

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