gabrielli paola



POESIA: AMOR CORTESE

Rebecca la mano mostrava ed il dente aguzzava
Contro colei che il sogno dispiegava
Di bellezza e virtù sovrana.
Il serpente s’impennava e la lingua sputacchiava
Di verde velen su rosa poesia
Solo apparenza e niente cortesia.
Rebecca: “Senti cortesia dei miei stivali, anche se pensi di avere la manina fatata nell’opra scritta e vesti in tiro, tutta griffata, non vali più che un fico secco per me e la mia corte qui presente. Ecco perché preferisco discorrere con l’altrui parte, il viril augello che tutto move. Bacio dunque sia, per sua cortesia. Vuoi essere la protagonista? Coraggio signori cavalieri, chi vuole stasera occhi magnetici e sorriso Durbans, visto che di me non resta che la testa decapitata, rotolata, dissanguata tra la polvere di nobili pelli?”

L’Angelica virtù il piè cedeva
ed il dito ergeva su colei che di testa cadeva
e di lingua offendeva.
Cortese era alla corte nata
di poesie lette e dicitate
senza offesa e senza danno con inchin e banno.

Angelica: “Mia cara, cosa dite? Pensavo fossimo amiche. Mi sovvien un colpo nel sentire sua signoria così alterata. Non volevo offendere voi, né alcun presente in questa serata. Lasciamo le sfide ai cavalieri, gettiamo le armi e intrecciamo ghirlande fiorite per la festa di primavera”.

Sputa il drago e Michele l’assiste,
ma ahimè i tempi son andati
di arcangeli e indemonianti.
Signoria nostra non si mostra a tiro
Come colei che, intreccia il viso
e a vita alta incede, ma inciampa nella stanza.

Arriva Daniele a salvare la mano profeta
di colei che vera sposa e regina
assisa è con onore e fedina.
Daniele: “Per tutti i cervi del bosco! Dio Bacco festeggi nelle mie vene, con Priapo in corpo a gonfiare le vesti. Rossa e fresca pulzella alla corte nata! Salta al collo del promesso tuo sposo e mostra tra i veli della notte, il giardin segreto per cui conosciuta fosti, di rose e gelsomini alla mia bocca colti.
– 28/01/2017

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