Gino Tumminia



POESIA: Memorie di un nottìvago
Sospeso tra un legionario e Robin Hood
a bordo di una zattera raminga,
salpai con bisturi e cognac verso sud:
«Nessun vento benigno che mai spinga
al termine del viaggio e della notte,
per me la sifilide e lo sberleffo
di esser sposo di tutte le mignotte
e fratello di ogni pessimo ceffo…
Finalmente Africa! come Arthur Rimbaud.
Addio alle armi! della marcia civiltà.
Passo dopo passo purtroppo cadrò,
cercando allo scolo la verginità:
splendo fino a incontrarmi sconosciuto
che mordo sbronzo oscurità da cieco,
e indocile paradiso perduto
in tutto ciò che esiste di più bieco
ritroverò poi dentro un bacherozzo
sulle stelle sotto il fondo di un pozzo…»,
stramazzai verso l’alto per levit�
al canto imberbe di codesti versi:
angelo sporco e puro di libert�
con tutto il cielo e la mota da bersi.
Ma oltre le falde del sonno non trovai
che un firmamento d’unta tenebria
senza supernove, solo macellai
satolli in una greppia d’agonia…
e che resta alla semovente argilla
di meno falso del ritorno finto
ad accudire gatti e clorofilla
per l’ultimo atto del mistral dipinto?
– 30/01/2017

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