Salvatore Saporoso



POESIA: OCCHI NERI
Vedo ancora le sue braccia tese verso di me, nella vana speranza di un ultimo abbraccio e quel bambino dal corpo ormai spento, avea dentro se, lo stesso mio sangue e adesso bagnava la mia terra. Ma se avessi avuto uno soltanto di quei lunghi coltelli, la mia terra si sarebbe dissetata di tutto il loro sangue.
Solo i cavalli sarebbero tornati indietro a dimostrare che quella è la fine di chi tocca il mio popolo.
Io rispettavo tutto, avrei rispettato anche loro, se fossero entrati tendendomi la mano.
Hanno ucciso un popolo che non chiedeva nulla se non quello di vivere libero nelle proprie terre.
Ho visto donne coi loro bambini, morire sotto gli zoccoli dei loro cavalli.
Ed io urlare … urlare impotente, che ancora oggi fra le rocce l’eco si sente.
Hanno ucciso anche me, hanno ucciso il mio corpo, ma un bianco non sa che nel mio c’è anche un’anima, perché lui non l’ha mai avuta.
Ma io sono ancora li, su quelle terre, con archi e frecce.
Hanno ucciso il mio corpo, ma non il mio spirito e non lo faranno mai.
Io ero un grande capo e il mio popolo non meritava di fare questa fine.
Ho fallito e il mio dolore è immenso.
Adesso ho ancora una persona da proteggere, mia mamma.
Un leone contro di lei, perirebbe prima ancora d’aver mostrato i suoi denti.
Solo la Grande Madre può portarla via da me, contro di Lei non posso far niente, ma ogni sera prego che porti prima via me.
Salvatore Saporoso
– 09/02/2017

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