Patrizia Berardo



POESIA: LUNA
Passò quel tempo di prima giovinezza.
Sentivo la voce dei ricordi, calda, avvolgente.
Nel tempo che più non torna,
sfuocati, sbiaditi, passavano i volti.
Luci e ombre giocavano.
Apparivano senza udirne il passo
persone che salutavano l’alba.
Ecco la mia casa al mare.
Qui era la pineta, qui era l’onda che spumava.
Tre barchette sulla riva,
un cane che guardava lontano.
L’opalescenza della luna.
La fredda luce tagliente di una notte.
Ascoltavo l’acqua, e il vento come parole,
come promesse di una notte divina.
Ascoltavo un nostalgico richiamo d’un amore greve,
memorie che nella mente facevano ressa come sogni.
Ascoltavo le prime ombre salire dal mare,
i primi raggi di luna,
né voce umana o divina attorno.
Là c’era una città, grande.
Uno stretto breve vicolo che della luna aveva il nome.
Sorgeva il dubbio di esistere.
Chi ero? Cosa ero? Dubitavo ancora.
Una voce: ascoltami un’altra volta sola.
Dopo calò la notte, e in quell’ora d’ombre, e di luna,
tornavo dalle tenebre per ritrovarmi al di là del mare.
– 15/02/2017

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