POESIA: Così mi ospitò un vecchio “barone”.
Ti ospito giovane, entra.
Raccontami bevi;
il tram che ti ha portato
da dove arriva?
Pensaci, poi spiegami.
Sai, è da tempo che non esco
vivo di melograni, ho paura dell’aria
e di ciò che sento arrivare.
Un tempo il richiamo del mare
portava sulle spiagge donne briose,
modeste maestrine dal romanzo
d’amore;
così mi pareva che i figli dovessero
per solo contagio, essere allegri,
crescere sani, risultare i migliori;
dove tutto cambiava, dopo la guerra,
il sapore dei cibi rimaneva pulito,
l’odore dei panni del giallo sapone
era ancora un profumo,
e io ero già uno scrittore,
un vero scrittore.
Ho cercato nel cuore alcune risposte
e mi sono fermato dopo alcuni bagliori;
ho capito che il volo era dentro le ali,
ho capito che il servo muore senza ideali,
che la casa invecchiava, le pareti annerivano,
il mondo fluiva slavato,
come carta bagnata;
ma era solo il mio occhio,
che si era fermato, fisso sul mare.
Ora sono il maestro, tu mi chiami così
e mi stai ad ascoltare, hai letto i miei libri
e non ti basta capirli, vorresti vederli.
Povero giovane, per avere ricordi
basta solo invecchiare,
e chi ama la vita vende care illusioni,
non sa cancellare, non sa regalare
i suoi anni migliori.
Scusa se parlo, ti sarai annoiato
ma non c’è niente da fare,
proprio niente, da fare. – 06/02/2017