Luca Tazzari

POESIA: Scusami tanto ma io non credo molto
E quindi mi rimane difficile parlare
Spero vivamente lo faccia tu

Io invece vorrei parlare con te ma mi hanno tolto la parola
E quindi il mio piano di comunicazione lo sento estremamente limitato
Facendo io uso spesso della parola
Se ti va posso abbaiare e rotolarmi
Ma non vorrei farti perdere la coscienza di cane
Che io non ho che tu non hai
– 08/02/2017

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Mariya Marinova

POESIA: Ti cerco…
Ma non ti trovo.
Ti chiamo…
Ma non rispondi.
Ti sogno…
Ma non ci sei.
Ti desidero…
Ma non ti raggiungo.
Mi cerchi…
Ma non mi trovi.
Mi chiami…
Ma non rispondo.
Mi desideri…
Ma non mi raggiungi.
Ci perdiamo…
E ci ritroviamo…
Ci lasciamo…
E ci risentiamo…
Cerco di dimenticarti!
Cerchi di dimenticarmi!
Ma ci ricordiamo sempre…
Rimani sempre parte…
Parte di me!
– 08/02/2017

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FRANCESCA OBBEDIO

POESIA: Ho udito i tuoi passi

Ho udito i tuoi passi un giorno e decisi di seguirti… Mi tenevi la mano, mi spalancavi i tuoi splendidi occhi neri in innocenti sorrisi, mi accarezzavi il cuore con le tue dolci parole, mi inebriavi col profumo della tua indicibile semplicità e mi illuminavi sui pensieri di un mondo a me sconosciuto. Ho udito i tuoi passi un giorno e decisi di continuare a seguirti… Ma lungo il tragitto verso casa mi resi conto che il tuo percorso era cambiato e che per quanto io mi sforzassi di rincorrerti, tu ormai eri lontano e poco interessato alla sintonia del nostro andare: insieme. Ho continuato ad udire quei passi giorno dopo giorno… ma decisi di non seguirti più, perché ad affrontare quel cammino duro e cosparso di ostacoli sarei stata da sola. Ancora oggi odo il rumore dei tuoi passi, ma per quanto spesso siano così distinti e vicini, mi accorgo che in realtà è solo l’eco dei miei ricordi che indissolubili nel cuore fanno ancora rumore. Ed è allora che il bagliore dell’Amore mi illumina e mi spinge a proseguire il mio cammino… finché un dì un rumore di passi spedito e deciso verso di me, incontrerà la direzione del mio andare… quando il rumore dei suoi passi coprirà quello dei miei, saprò che le migliaia di passi che ci hanno separato avranno avuto senso nell’attesa di quel che merita essere incontrato con ardore: l’Amore…puro!
– 08/02/2017

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marco morisi

POESIA: CASA MIA

Sono tornato a respirare le umide brume del ducato
antico, esse nascondono un’invernale e fumante luce
giallastra: delicato saluto al pellegrino dai lampioni
di questa languida città.
Essa sorge fra le gobbe radici d’un platano immenso
e le verdi tamerici affacciate sul mare.
Un tempo prigione dei vent’anni ora dolce e accogliente
grembo nel quale ritrovare il senso della fine.

Un canto sommesso di sconosciuti poeti, si leva soffuso
dal buio dei vecchi androni del centro, dai silenti chiostri
lastricati d’antica meraviglia e dalle usate strade
d’un tempo, quando la morosa e gli amici era gran parte
della dolce vita adolescente.

Dai lucenti casolari della campagna immota e rigogliosa,
nasce il profumo della vita vera, quella che nasce e muore.
Il canto dell’upupa e del beccafico giallo ricordano
al passante dove si trova, affinché non dimentichi
mai più dove sta la casa che la sera sempre ricordava.

Torno il bambino che sussurrava ad un tramonto dolce
tutto il timore di una solitudine antica e l’angosciante attesa
per la sua futura vita che immaginava un’ avventura senza
tregua e senza noia: sarebbe stato uno dai buoni sentimenti,
difensore del vero e di un’idea di nobiltà morale che non
faceva sconti.

Fuor dalle alte mura antiche le stalle e i magazzini dalla
grande mole riflettono, al di là della nebbia o nell’ombra
calda del meriggio estivo, un’ombra scura che sa di casa,
di muffa, di covo e di rifugio per ogni anima che cerchi
un po’ di pace là dove tutto è cominciato.

Strade, antichi volti di mattoni vecchi a cavallo sulla via,
balconi fioriti dai gerani rossi, le vecchie grate incatenate
sulle ammuffite cantine e carbonaie.
Persino il respiro fumoso dei passanti sorridenti, tutto è intriso
di una malinconia tiepida e discreta come la voce di un vecchio
amico o la pacatezza del suono di un musico di strada.

Mentre passeggio spiando ed annusando i miei ricordi
a sbucare dalla nebbia è sempre un volto amato,
un conto d’allora e in sospeso da saldare, l’ultima frase
prima dell’addio ad un precoce pentimento.
Giovane e bella come allora posso finalmente dirle quanto
l’amavo e quanto l’amo ancora, pure sul finire della vita.
Porterò con me il suo profumo intenso che ancora promette
ore appassionate di un amore primitivo.

Sono tornato a vedere le usate finestre, i vecchi
appuntamenti che per l’attesa toglievano il respiro,
i segreti nascondigli per quando le lacrime non davano
tregua ed il cuore arrancava ad inseguire un fuggitivo sogno.
Ed infine eccola li: la caverna dove il branco si riuniva,
dove nessuno poteva vantarsi di avere un soldo di credito
supposto.

Tutto andava ogni volta dimostrato a tutti i pari grado:
forza, coraggio,tenacia, abilità con l’auto e con le donne
per vivere notte e giorno da leoni, fino a che ci fosse stato
tempo per stordirsi con la vita, per non pensare alle lacrime
in agguato e a quel che per via s’è perso per la troppa furia.

Così ho fatto sempre ed allora cos’è ora tutto questo silenzio
nel quale solitaria si allontana quel poco che resta della vita
scuotendo una criniera bianca e pensando che ci vorrebbe davvero un
dio buono per consolarci del destino nostro che è così arcigno
e senza rimedio alcuno.
– 08/02/2017

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Severin Arnaud Ngueliassi Kouadjo

POESIA: Abbi cura di lui

A chi incrocia il tuo cammino
All’ammalato, al povero, all’orfano,
A chi cerca un può d’affetto,
Allo straniero che dimora con te,
A chi ha fame, a chi ha freddo.

Abbi cura di lui, dai una mano.

A chi soffre dell’assenza,
Al mendicante seduto alla tua porta,
A chi ha il cuore spezzato,
A chi è steso lungo la strada
Al bambino che ulula la sua sofferenza.

Abbi cura di lui, dai una mano.

Cittadini del mondo,
Non conta il colore della pelle,
Non conta la bandiera del paese,
Condividiamo soltanto l’amore ,
Con chi è seduto all’angolo delle nostre vie.

Abbi cura di lui, dai una mano.

Severin – 08/02/2017

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irene lucianaz

POESIA: Luna piena alta in cielo,
questa notte.
La guardo
con occhi disperati e imploranti
perché mi parla di te
e ride di me;
ma ricorda
quant’è bella la malinconia..
E taccio
ma ho l’anima in delirio
che grida il tuo nome..
Mi senti?
Sei lontana come la stella
più lontana.
Un sole in pieno inverno,
l’alba dopo trenta notti di pioggia
e ora tuono furia e bufera..
Una primavera
e poi cinquanta inverni,
ecco cos’è l’amore. – 08/02/2017

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Antonella Vigorito

POESIA: Tra me e il vetro
un’infinitá di elementi.
Segni che,
Incrociati tra loro,
col fluttuare dell’acqua,
con il vento
i miei occhi impastano
questa materia pittorica naturale.
Una patina che annebbia i miei pensieri
attraverso una vista cieca dell’esistenza.
Fotogrammi di vegetazione
fermi nel silenzio
di una natura che ti parla. – 08/02/2017

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Serena cantini Serena

POESIA: Guardavo oltre le ombre
Quelle ombre del mio passato
che mi facevano male.
Guardavo otre le ombre ,
Non passavano.
Guardavo oltre
ma non mi lasciavano.
Vivevano attaccate a me
E mentre guardavo oltre
Mi accorgevo che non mi lasciavano.
– 08/02/2017

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Giuseppe Solito

POESIA: DI QUEL LUOGO…RICORDO LA NEVE
(1939 – 1945)

Di quel luogo
ricordo la neve,
un manto bianco,
un tappeto sceso
a coprire l’orrore;
un sentore di candore,
che annullava
in quel luogo,
della morte…l’odore…!!!
Non rammento…
nuvole di cenere,
ne urla,ne pianti
ne corpi marchiati ;
ne volti…ne nomi
di chi ci ha lasciati .
Ma la neve…!?!
la ricordo…,
fredda…!!!
ghiacciava i pensieri,
fredda…!!!
come quegli uomini,
con occhi e cuori di ghiaccio ;
quella neve gelata,
più delle loro parole ,
mentre mia madre,
continuava…
a parlarmi d’amore.
Ed io mi chiedevo…
Perché tutto questo ?
dov’era l’errore…
qual era
il mio torto…?
Mi fu detto ,
che ero diverso,
non ero ariano,
il mio sangue
era impuro,
ecco perché
non avevo diritto…
a un futuro…!!!
Ed intanto il cielo
sputava la neve;
quella si …la ricordo,
cadeva copiosa
imbiancava quel luogo,
dove da tubi di docce,
dicevano che…
gocciolasse la Morte…!!!
Scendeva di notte,
come pianto dagli occhi,
incessante copriva
le urla strazianti,
giù senza sosta
e di quei poveri corpi,
ne seppelliva le ossa .
Illuso… pensavo,
domani mi sveglio,
e svanisce l’orrore…?!?
come questa neve
che al mattino si arrende
al calore del sole…!!!
Ma passavano i giorni
e del sole avevo perso,
non solo il calore,
ma anche il ricordo,
come se di quel luogo,
se ne fosse dimenticato
anche Dio…
non solo il mondo .
La neve…ricordo,
cadeva anche quel dì…
che si aprì quel cancello;
finiva la guerra
e di quel luogo ,
col passare del tempo;
permisi alla mente
di sbiadirne ogni frammento.
Ma la neve…quella neve,
nei miei ricordi
ogni istante ritorna
quella neve,
in quei giorni…
fu il pianto di un popolo,
sterminato senza motivo,
quella neve…
che in quei giorni
congelava il pianto mio,
lo capii dopo anni…
di quel luogo…quella neve
…fu il pianto di Dio !!!.
– 08/02/2017

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