POESIA: L’ATTENDIBILITA’ DEL COLPEVOLE
Per le condanne ricevute,
mi esibisco caparbia per accelerare le mie oscure tendenze;
non credo al colpevole che si decora di sfumate attinenze,
costretta a declamare al mio schiavo sentore
rimostranze non godute
per quel freddo bruciore
da cui una certa affinità è partita:
distrutta senza sentirmi sfinita;
ma con le gambe ancora intatte dal massacro
non sento il distacco corporeo tra il benessere e il sacro.
Incenerisco senza scottare, per cantare l’aria,
l’essenza del mio freddo riposo in una tesa piegatura del palmo
di una bugiarda concessione per disegnare
un discorso calmo.
In questa conversazione biasimante ,
che scempio appaia,
con un contorno accattivante:
mescolo il costruttivo al rivoltante,
verso l’espressione
nel fisico del fuggitivo viandante
insaporisco con credibilità e punizione
consonanti fritte tra utilità e umiliazione.
A fine cottura,
assaggio la consistenza prematura
e conosco il verso,
conosco la versione testuale
e dalle ultime vocali andate di traverso,
resta insipido il sapore tra l’infuocato dittongo e
il violaceo labiale. – 19/04/2017