caterina frusteri chiacchiera



POESIA: A Silvia

Oggi ho contribuito
in parte
a un femminicidio :
ho spiegato alla mia giovane alunna
-su sua insistenza-
cosa fosse la cellulite.

Ho cercato di sottrarmi,
di non farlo,
di tenerla pura
e soddisfatta di sé.

Ma lei ha insistito, insistito, insistito

a alla fine ho ceduto …

E ora me ne pento: perché??
Come ho potuto?

Dopo essermi stupita del suo candore,
dopo anni di lotte vissute sulla mia pelle,
come ho potuto condannare
un’altra donna a questa inutile tortura,
mi chiedo…

Sento il bisogno di fare subito un’ammenda …

Allora ho riflettuto
e mi è venuta un’idea:
madri,
insegnati,
educatrici,
maestre,
sorelle:
non parliamone più!
Non nominiamo più questa parola …
“Cellulite?”
“No,
mai sentito questo vocabolo.
Non esiste! “.
Insomma,
perché poi ripeterlo,
nominarlo?
A cosa serve?
Se non
a perpetuare
l’ennesima violenza contro le donne …

Basta,
non pronunciamo più
né questa né altre espressioni mortificanti:
“Chili di troppo,
rotolini,
rughe,
peli superflui etc…”
RIVOLUZIONE CULTURALE: annulliamo tutto!

Insomma,
ci sono così tante cose
da trasmettere
di donna in donna,
abbiamo così tanto
da tramandarci
da non poter perdere
un secondo di più
in queste trappole.
Quindi censuriamo tutto ciò che ci mortifica!
E spendiamo parole,
invece,
per dire che siamo bellissime,
che ogni corpo è positivo,
che ogni corpo è buono!

In verità,
oggi è stata la mia alunna
a insegnare
qualcosa d’importante a me
(come spesso accade, tra l’altro):
mi ha insegnato
che la cellulite
non esiste
prima che io la faccia esistere,
che il corpo delle donne
è bello,
se non ascolto
i miti sociali
che mi dicono
il contrario.

E i miti sociali esistono,
i condizionamenti esistono …
Sono come una droga che mi tiene buona buonina
e anziché occuparmi di me stessa,
della mia libertà,
felicità,
realizzazione,
anziché
impegnarmi a
prendermi sul serio,
fa orientare tutte le mie energie
sulla
preoccupazione di vergognarmi
di me
e del mio corpo,
su come nasconderlo o
come camuffarlo.

Perché fa comodo
che io
sia ossessionata dagli attacchi verso il mio aspetto,
anziché
impegnarmi nel realizzare me stessa …

E allora
ecco adesso
la mia ammenda:
a me stessa,
alla mia alunna,
a tutto il genere femminile.

Sono bella,
sei bella,
siamo belle!
Tutte le donne sono belle,
sempre!

E mi impegno sin d’ora
a non pronunciare
mai più quella
ed altre
denigranti
parole …
Promesso!!

(Ed è per questo
che questa
poesia
si intitola
semplicemente
“A Silvia”
(la mia alunna))

– 19/04/2017

Please follow and like us:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.