Leoni Sergio



POESIA: Il lavoro è dignit�
Allo scoccare delle cinque correvo a sedermi sul muretto
e spingevo lo sguardo sino alla curva della strada.
Contavo fino a tre ed apparivi in sella alla tua bici;
allora cominciavo ad urlare, facendo ampi gesti con le braccia.
Tu fingevi di non sentire, di non vedere,
ed io urlavo ancora più forte.
Giunto in giardino saltavi a terra,
mi prendevi con le forti braccia
e mi lanciavi in cielo, dove volavo sicuro.
Quell’odore bello d’officina m’invadeva tutto,
anche se mamma fingeva d’arrabbiarsi
e t’intimava di lavarti.
Sembrano trascorsi mille anni:
seduto sul divano, con la testa china,
ripeti con voce che non è tua:
“Cosa posso fare ?”
Raggomitolato in un cantuccio
fingo di giocare, ma ti guardo.
Non ho il coraggio di sfiorarti,
ma ho il desiderio dei nostri voli.
Per favore, alza su di me il tuo sguardo,
ricorda che sei il mio unico aviatore
e ti darò la forza per ricominciare.

– 19/04/2017

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