Mauro Spina



POESIA: Quando inizia la morte
a richiamare la luna,
colpi flebili
quasi sussurrati
sul legno risuonano.
Un corpo stanco
svela alla notte
tutti i suoi punti
cuciti a stento
sul tessuto della vita,
scomparsa in un brivido
ora è soffio che leviga
le ossa, sabbia al vento
le membra che vanno.
C’è vita tra i morti stanotte,
ai luminosi sbuffi di luna
vengono corrisposti
dilavar di polveri e rauchi saluti.
Lapidi tornano a narrare
e i lumini fan luce da locale.
I morti danzano e colmano
le vuote orbite di luce lunare
come le brocche vuote
di latte per i bimbi anelanti.
Osservo la magia della morte
e alla mano avvizzita che mi invita
a danzare quasi corrispondo la mia
piena, calda, viva.
Ma non è il mio luogo,
non ora è il momento
e rifiuto.
Torno nel mio sepolcro
nella città del silenzio
cieca agli inviti della notte,
e come morto steso
stendo su me il sudario.
Dalle colonne d’Ercole dei morti
provengono suoni e stridii
mentre qui a mani giunte
si scruta l’ignoto e lentamente
nel silenzio, asettici e sordi,
si spera
non essere cadaveri all’alba
mentre i cadaveri nella notte
ridono di noi. – 20/04/2017

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