POESIA: “SON FIGLIA… DI MIA MADRE”
Resa docile nell’anima,
lo sguardo basso,
il petto trafitto dall’esistenza.
In quest’abisso, scompaio!
Senza calze né scarpe
ho attraversato il presente,
serva dell’incedere della sorte.
Sì! Pure io,
come ogni altra vita consumata dal tempo
e restituita a polvere priva di memoria.
[Concediti perciò di udirmi,
or che tu, spero, con tanta bramosia leggi
e forse, potrai dissetarmi col dolce nettare della pace].
Quanto dolore nella carne,
lacerata fino all’osso
prima di abbandonare ogni speranza.
È stato un duro vagare sotto il peso del giogo,
dei colpi di nerbo
e di stoccate per incurvarmi a terra.
Gli orrori passati oggi inghiottono il riposo,
lasciandomi solo l’odore d’inchiostro sulla pelle
per una vita che in realtà, era già stata scritta.
Madre mia,
segreta tomba castigata,
appartieni a ciò che sarebbe dovuto presentarsi,
tu, resa sterile dalla tua sorte,
sottratta al ricevere e al dare amore.
Per me non ti mostrerai, mai!
Né ieri né oggi,
mai più a bussare all’uscio del nostro tormento
per nutrirmi del tuo dolce latte al posto dell’amaro veleno.
Questo “mai”,
è una voce assoluta scivolante in un vuoto senza fine.
– 30/06/2017