Daniela Nisticò



POESIA: In passato possedevo una rosa.
Questa rosa era la più bella e particolare che io avessi mai visto.
Me ne prendevo cura, giorno per giorno.
Era profumata,
un profumo intenso che aiutava lo spirito
a colmare le sue inquietudini.
Il suo colore era unico.
Bianca all’esterno e azzurra, quasi come il ghiaccio al suo interno.
Non passava giorno che io la adulassi e la coccolassi.
Ma una pecca da prima insignificante diventò la fine di quella passione.

Aveva delle spine.
Spine anch’esse non comuni.
Pungenti,affilate come rasoi.
Alla minima distrazione di sguardo, loro subito mi punivano.
Finché un giorno, quei dolori provocati da essa,
me la fecero dimenticare.
La rosa appassì e morì.

Passarono dei mesi, finché un giorno mentre passeggiavo in un giardino fiorito,
i miei occhi vennero rapiti da un qualcosa di familiare.
Avvicinandomi in un cespuglio notai una rosa…circondata solo da spine ed erbacce.
Era lei!
Mi sembrò di prendere un abbaglio.
L’afferrai e l’avvicinai al naso quel profumo, quei colori.
Mi sembrava di non averla mai persa.
Una cosa aveva di diverso, quella rosa, era sprovvista di spine.
Mi rallegrai in quel momento,
finalmente potevo accarezzare quella rara bellezza senza ferirmi.

La portai con me, prese il posto della vecchia rosa.
Come in precedenza, mi prendevo cura nel medesimo modo.
Continuò così per un po.
Poi un giorno non appena mi svegliai,
mi voltai verso quella rosa che sempre ammiravo,
ma mi dava un senso di vuoto.
Mi alzai e mi diressi verso lei,
l’accarezzai come sempre ma ancora sentivo come se qualcosa mancasse.
Mi voltai un’istante per ammirare il panorama dalla mia finestra,
con le dita accarezzai il gambo della rosa e quasi per riflesso
sussultai facendo traboccare il vaso, mi voltai nuovamente verso la rosa,
l’acqua era tutta riversata sul davanzale e la rosa caduta a terra.
Mi chinai e la presi, rimisi tutto in ordine.
Prima di uscire dalla stanza la osservai nuovamente
guardando con più precisione il gambo sprovvisto di spine,
poi osservai le mie dita piene di piccole cicatrici provocate dalle spine della vecchia rosa.

E li realizzai.

La nuova rosa non avrebbe mai potuto sostituire la vecchia rosa.
Perché anche se quelle spine facevano male,
era proprio quel dolore che mi rammentava di amarla ogni giorno di più. – 06/09/2017

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