Odasso Gianmarco



POESIA:

“Lapidi come ninnoli”

“Mi dicevi del lavoro che fai”
“Si, in sostanza prendo cuscino e piumone
e vado a dormire sulle tombe
delle persone amate
non necessariamente da me.
Le scelgo tra quelle
senza fiori”
“Quanto ti danno?”
“E’ un apprendistato di “non so riprendermi””

L’ho conosciuta così,
mentre si rovesciava
sulla testa un annaffiatoio
del cimitero per svegliarsi
e mi passava un’urna
di vino travasato, trafugato.

“Che ti va di fare”
“Pensavo di costruire una
musicassetta gigante per poi
poterne tirare i fili
e farci un’altalena
dove librarmi per sempre,
impossibilitata a scendere”
“Come il Barone rampante?”
“Più come Pierre Anthon in “Niente””

Passeggiamo tra la ghiaia
mentre tu cerchi i tuoi
prossimi compagni di letto morti.

“Dai, chiedimelo e facciamola finita”
“Perché lo fai?”
“Per invertire la polarità, sentendomi
l’unica viva tra i morti e non l’unica morta
tra i vivi”

Il monroe ti ha fatto infezione
ma quando mi baci sai di cenere
ed il “devo andare, posi l’annaffiatoio
al suo posto quando esci?”
suona comunque come un arrivederci.

– 02/01/2018

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