POESIA: REQUIEM DI PRIMAVERA
Inerme.
Non v’è suono parola che seduca il guardo mio.
Recludo vastità in un logico giudizio ;
latente
mi piego innanzi a tale sofferenza ,
ma al suo tono cangiante
non m’adeguo.
Vi ci prostro sprazzi di metodo
sprezzante , il medesimo disastro
lì , perpetuo.
Nel poter mirar ancora al sentir suo
l’ossession trae giovamento
ed è alienante , l’andar lesto
di codesto mio maldestro
incespicar entro me stesso.
Svesto.
Non v’è fretta alcuna.
E’ all’ aldilà del pensier mio che ora si orpella la lusinga
Dio , Vita , Fede , Amore.
Converremo entrambi sul dolore
che condusse noi egoisti a rivolgerci al suo nome.
Scorgerà purezza nuda nella fibra che mi invade ;
renderà giustizia cruda a cotanta frustrazione.
| sorgente: https://www.google.com/ – 04/01/2018