ROSSINI GIANNI



POESIA: QUELL’ULTIMO PRIMO BACIO
Dopo che il sole scivolò dietro il confine lontano
lasciando la scia di un tramonto purpureo,
scese una sera silenziosa e costellata
e la luna si ancorò tra due colline mostrandosi a metà.
L’aspettai all’uscita dal lavoro
e l’ansietà dell’attesa bruciava
anche il motore della mia vecchia cinquecento
mentre il mio cuore girava come un volante impazzito.
Ma, d’un tratto, eccola mirabile visione:
i suoi occhi riflettevano la luce delle stelle
e la loro lucentezza erano lo specchio della sua bellezza,
eccoli i suoi blu jeans stretti
che ne risaltavano le forme di donna incipiente,
ecco l’ondulare dei lunghi capelli al bacio tenero del vento.
Salì in auto stendendosi sul sedile posteriore
accovacciata come una preda che fugge dal suo cacciatore.
Fermata l’auto, in un vicolo buio,
salì davanti per svelarmi le virtù dei suoi incanti.
Mi avvicinai per specchiarmi nei suoi occhi oceanici
ma lei chiuse con mossa felina quella finestra illuminata
e mi aprì repente la porta accogliente della sua bocca.
Ed io, in quel varco aperto, entrai in punta di lingua
quando, dai suoi denti socchiusi, mi lanciò la sua
con le movenze brucianti proprie d’un rettile
profondendo nella mia bocca i suoi odori travolgenti
e quell’umidità a forma di schiuma detergente.
Era spuma di mare che mi travolgeva
ma io lottai tanto per stare sulla sua onda e non esserne naufrago.
Non so per quanto tempo durò ma fu sempre poco.
Ad un tratto lei si staccò e si ricavò un’alcova tra le mie braccia.
Quante volte avevo sognato di tenerla tra le mie braccia!
Finalmente un mio sogno diventato realtà!
Eccola la sua tenerezza ormeggiata nel porto sicuro del mio cuore,
ecco il suo cuore distribuire nel mio petto i doni della grazia.
Ora gocciolavano silenzi e domande che non cercavano risposte.
Fu quello un momento ancorato nell’estasi.!
Poi la sua già esile voce si fece flebile e lenta ,
i suoi slanci passionali dominati dalla voglia di oblìo,
le gambe pigre, le ginocchia , le spalle:
le sue membra tutte persero nerbo fino al loro riposo;
eccolo il suo primo orgasmo di donna,
ma anche di voglia di tenerezza che mai aveva conosciuta.
Quante carezze finite su quel viso soffice,
con le mie labbra secche le sue ancora umide asciugai,
poi le lisciai i suoi capelli di grano tutti raccolti
che avrei voluto sciogliere per baciarli ad uno ad uno .
Era più della dorata testina che stringevo,
il suo corpo acqua pura e calda,
il suo sangue terra viva,
la sua bocca territorio infinito di baci:
lei era fatta di tutte le cose!
Poi, quando si riebbe, ruppe quel magico silenzio
chiedendomi “ chi ti ha insegnato a baciare?”
ed io “e tu come lo sai che so baciare?”.
Ma quel bacio lo imparai dalla sua bocca
e lei dalla mia.

Ma i momenti belli hanno le ali lunghe
e volano veloci rincorrendosi sfrenatamente
per negarti anche la gioia di gustarli.
Intanto la luna era più piena dietro le colline
e le stelle si dividevano il cielo a frotte
per illuminare quella magica notte
quando una fanciulla ed un ragazzo,
mano nella mano ed i cuori in subbuglio,
attraversarono il loro nudo sogno d’amore
verso l’altra riva per vestirlo di realtà.

Preoccupata dal ritardo,
cercando di ricomporsi ,
risalì repente sul sedile posteriore
e l’accompagnai nei pressi della sua prigione
dove rimase segregata per quel colpevole ritardo.
Fecero terra bruciata intorno a noi:
I lavori forzati in casa fu il suo nuovo lavoro,
Cenerentola fu il suo nuovo nome
ma con una favola triste per destino.!

Il loro sogno di toccare una sponda reale
rimase incagliato nel guado
perché una crudele corrente la trascinò via
mentre lui immobile ristette a contemplare
la sua mano nuda e a piangere la sua sconfitta.
Si specchiò in quell’acqua amara e torbida
alla ricerca dell’immagine di sé che più non percepiva,
ed, allora, ritracciò fino alla riva da cui era partito con lei
e decise di aderire alla realtà della vita, quella vera,
rinnegando quella sognata.
Ma se fisicamente andò via, in quel guado
lasciò la sua ombra ostinata ad aspettarla,
nella speranza che un reflusso gliela restituisse.

E dire che io e lei, divisi da tutto e da tutti
dovevamo solo amarci!

Le bollicine dei suoi diciassett’anni
quel suo profumo pungente di aria frizzantina,
i suoi slanci incontenibili, la sua voglia sfrenata di vita,
la sua silenziosa domanda di libertà, la sua voglia d’amare,
la sua dorata verginità, furono per me
il più umile fiore che non colsi!
Fu quello il nostro primo ma anche ultimo bacio!
La storia dirà che fu d’altro,
fu altro a percepire l’odore del suo corpo
quando s’offrì al giuoco sfrenato dei sensi
e ne colse i gemiti al culmine del piacere
predando così tutti i tesori incastonati alla sua purezza,
che tanto cantai coi miei poveri versi,
con quelle sue ruvide mani d’artigiano ?.
Dell’idillio di quella sera
ricordo anche che non mangiai né bevvi
per lasciare ad oltranza
alla mia bocca il dolce sapore di quel bacio!

E dire che io e lei, divisi da tutto e da tutti
dovevamo solo amarci!

Conobbe il naufragio il nostro amore
alla mercé della furia degli elementi,
non ci fu destino che lo condusse
al porto dell’amore!
Fummo due granelli di sabbia di spiagge diverse,
due atolli sperduti in mari diversi,
due attori con le stesse battute
recitanti su palchi diversi,
due passeggeri della vita che fecero
solo un tratto di strada insieme per poi perdersi.

Sì, fummo due rette parallele
che s’incontreranno solo all’infinito!
Ma, amare davvero e con pienezza di cuore,
non è forse come portarsi ai bordi dell’infinito?

| sorgente: https://www.google.it/ – 17/01/2018

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