Parisi Vincenza Cinzia



POESIA: Il grido

Ho freddo mentre il sole tiepido mi accarezza la pelle e i miei vestiti scuri si confondono con l’asfalto.
Ogni parte di me è atrofizzata, non riesco a parlare, a respirare, forse sono morta… morta… morta… come il corpo inerme che stringo fra le braccia.
Chi ha detto che la morte è dolce?
Essa è violenta, agguerrita, portatrice di terrore.
Non è forse a causa sua che tremo?
La immagino fronteggiarmi con ardore, come il più feroce dei combattenti, pronta alla battaglia, armata di frecce e scudo, e io da comune mortale guardarla dal basso consapevole della sua vittoria.
Nulla posso ormai, se non languire nel mio dolore, mentre odo il suono delle sirene farsi più vicino e la paura vissuta fino a ora trasformarsi in terrore autentico.
Mio figlio è morto e presto me lo strapperanno via.
Tutto il mio essere lo grida, ma le parole restano mute dentro di me .
Della sua bici è rimasto solo del metallo accartocciato, il corpo è freddo, graffiato dal catrame, le sue labbra violacee, i vestiti strappati.
E io?
Mi sento mancare la terra da sotto i piedi mentre gli uomini del 118 cercano di allontanarmi, le lacrime mi inondano il viso, il cuore è rotto e l’unica cosa cui riesco a pensare è che non sono pronta, che non è il momento, che è troppo presto.
Grido.

Questa poesia fa parte di una raccolta dedicata alle vittime dell’asfalto. | sorgente: android-app://com.google.android.googlequicksearchbox – 11/02/2018

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