POESIA:
OPERAIO INDUSTRIALE SPECIALIZZATO
Uomo tu fosti,
bambino,
correndo nei prati,
d’erbe verdi ,
nudi i piedi,
all’aria e al sole giocavi.
Ora opificio,
mostro gigante
ti afferra,
chè macchine,
figlie del mostro,
vita non hanno,
e tu la tua vita
vendi in cambio di pane.
Non più uomo libero sei,
ma braccia e polmoni,
e cuore e cervello,
schiavi di morta materia,
che da te trae vita,
sottraendoti vita e libertà.
E quando invecchiato sarai,
ancora in giovane età,
vita bruciata,
scacciata dell’opificio,
che vita nuova richiede,
per vita a sua prole,
incessantemente.
Braccia cadenti,
polmoni e cuore riarsi,
cervello succhiato,
dal freddo metallo,
corpo di macchine,
inerti senza tua vita,
inerte starai
in attesa di morte.
Tuo solo rifugio,
sarà la pazzia
e ‘l tuo cervello consunto,
rimargina proprie ferite ,
costruendo un mondo,
libero e bello
per te soltanto.
E vedrai volare farfalle,
e fiori sbocciare nei prati,
e trilli di uccelli sui rami,
udrai inesistenti,
inghiottiti da tempo,
da gelido grigio cemento,
colato a guisa di lava,
e ciminiere e antenne,
alberi verdi ,
saranno ai tuoi occhi,
purificati,
da santa pazzia,
liberatrice.
Pazzo ti chiameranno,
tutti coloro che sanno,
o di sapere s’illudono.
Ma tu riderai di costoro
e nel tuo libero mondo ,
l’ultimo savio sarai
Maggio 1966
– 14/02/2018
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