Mongiardo Daniele

POESIA: PRIMO MARZO

Una lacrima sul viso,
e mi sento in paradiso
fortunata malasorte
finalmente la mia morte

I miei occhi rosso fuoco
che si accendono per giuoco
maledetto sono io
forse credo in un dio

Tu che asciughi le mie guance,
e che spezzi mille lance
ti diletti con più gusto
finalmente è quello giusto.

I tuoi occhi dentro i miei
fanno a pugni con gli dei
preghi che sia tutto vero
forse il mondo è in bianco e nero.

Caro amore ti ringrazio
perché io dal primo marzo
non desidero più nient’altro
oltre che restarti accanto

Ora cerco la mia notte
augurandoti buonanotte
oggi che è già domani
chissà se è vero che mi ami.
– 14/02/2018

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Nicolai Andrea

POESIA: GRIGIO

Lo yin e lo yang son due macchie d’olio

in un mare inquinato d’amore;

le ombre sul pelo dell’acqua

si fanno torbida, sinuosa memoria;

il tuo nome va giù nell’abisso

al pari dei giorni che furono,

per poi rimbalzare dal fondo ogni tanto

e aprirmi uno squarcio di colpo,

nel petto,

al chiuso dell’ora che

fredda mi tempra.

Sponde opposte eravamo

e la corrente il nostro bacio,

ci mescolava informi e

senza ideali,

ma vivi e ben al di sopra del bianco e del nero.

Quello che resta

di tanta tempesta

lo strazio d’acqua salata

che solo compone il mio corpo

d’un misero settanta per cento. 14/02/2018

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Aloisi Rosa

POESIA: Quel posto vuoto di fronte al mio
contiene un mondo perduto
che non tornerà mai più.

Né i silenzi né le parole
potranno più mostrarmi
la favola che hai creato dentro di me.

Né la vita né la speranza mi potranno più ridare quelle gioe
perdute per sempre nel mio cuore.

Mi manchi. Ti voglio bene.
Grazie per avermi donato
la vita che custodisce
i sogni miei e anche i tuoi.  14/02/2018

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Savio Greta

POESIA: Scrivo di te,
e penso a quanto mi trasmetti in un abbraccio.
Scrivo di te, per toccarti da lontano,
quando mi manchi e, chiaramente,
vorrei solo poter appoggiare
la mia testa sulla tua spalla;
sentirmi a casa nel mondo:
in te, dentro di noi.
Svegliarmi e trovarti accanto,
accanto a me,
nell’intreccio di un dolce abbraccio.
Tenermi quell’abbraccio
sulla pelle, per pensarti,
ogni istante.
Poi, la sera, rientrando a casa,
quando per placare la stanchezza della giornata,
basterebbe incrociare il tuo sguardo.
Quegli occhi, blu, meravigliosi.
Quegli occhi che, per leggerli,
basta incrociarli.
La tua pelle, che per me è il
profumo più buono
che mai abbia sentito.
Le tue labbra, che non
smetterei, mai, di baciare.
I tuoi capelli, morbidi e profumati.
Tu: il senso di qualsiasi cosa.
Tu: la strada per la mia felicità.
Tu: il mio modo migliore di vivere.
Tu: la mia miglior maniera di amare.
Tu, incredibilmente tu.
Tu sei tu.
Non ti basta?
A me basta.
A me basti. – 14/02/2018

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Mulinacci Sara

POESIA: Nel letto caldo con la sola luce della luna e delle stelle penso a noi
Occhi stretti e persi nella vita che scorre più lenta che mai
Quando un tempo quegli occhi mi guardavo grandi e che bello sognare d#039;amore
Ma la sigaretta finisce e lo schiocco di un bacio chiude un sipario forse mai aperto
Le risate eran contate, le carezze cercate ma gli abbracci, quelli si che eran veri
Lunghi, rumorosi pieni di incertezze e paure, autentici fiumi di parole retoriche

Tutto era tutto e il niente era tutto per noi
solo un triste  ricordo di giorni passati a fluttuare nello spazio di mezzo in cui potevamo davvero Essere

Difficile la vita per uno  che crede nell’amore
Quello è ovunque, oppure no… – 14/02/2018

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Ukmar Erika

POESIA: Alberi di limoni

Nel paese dei limoni in fiore,
fiori puri e genuini,
ruzzolano per far spazio
dimenticandosi chi sono.

Se i fiori fossero un tutt’uno,
ogni chioma frutterebbe.
Ma lottando a differirsi,
continuano a ferirsi.

Senza radici son malvagi,
nel fruscio, suonano piatti.
Gli alberi son sfogli e desolati,
nel fusto rigido, scorre il niente.

Troppi fiori son quasi terra;
troppi alberi di limoni
in ogni angolo della Terra. – 14/02/2018

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GORLA GIUSEPPE

POESIA: ATTESA
Cosa chiedere al poco
che resta della mia vita
che, come la tua,
è quasi tutta consumata?
Forse la speranza
d’una seconda vita
nella quale
scalare il picco nebuloso
della tua indifferenza?
Attesa di incanti
nella dimenticanza
di occasioni mancate
e di tremori dell’animo
nella speranza,
sempre delusa,
d’una consolatoria
rispondenza di sentimenti
e di tramonti condivisi.
Ah, i rinnovati turbamenti
al ricordo
della tua serena voce
e dell’indimenticato splendore
della tua giovinezza.

| sorgente: http://www.poetipoesia.com/ – 14/02/2018

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Valente Maria Consolata

POESIA: Titolo: Ricordi
Solitudine amica mia, dolce. è passeggiar con te nel viale dei ricordi.
Aprire poi i cancelli forgiati d’argento, ovattati di nebbia e frangiati di sole.
Timidamente entrare e alzare quel velo incantato che ricopre i momenti più cari.
Godere la gioia dei giochi di bimba,
udire il suono della voce di mamma,
Sentir il tepore di un merigio d’estate.
Cullare una bambola di plastica rosa, comprata dal babbo all’ultima fiera,
vestita di pezze cucite con curada una piccola bimba che l’amava davvero.

Valente Maria Consolata | sorgente: http://www.poetipoesia.com/concorso-poeti-e-poesia/ – 14/02/2018

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Marani Marcello

POESIA:

OPERAIO INDUSTRIALE SPECIALIZZATO
Uomo tu fosti,
bambino,
correndo nei prati,
d’erbe verdi ,
nudi i piedi,
all’aria e al sole giocavi.
Ora opificio,
mostro gigante
ti afferra,
chè macchine,
figlie del mostro,
vita non hanno,
e tu la tua vita
vendi in cambio di pane.
Non più uomo libero sei,
ma braccia e polmoni,
e cuore e cervello,
schiavi di morta materia,
che da te trae vita,
sottraendoti vita e libertà.
E quando invecchiato sarai,
ancora in giovane età,
vita bruciata,
scacciata dell’opificio,
che vita nuova richiede,
per vita a sua prole,
incessantemente.
Braccia cadenti,
polmoni e cuore riarsi,
cervello succhiato,
dal freddo metallo,
corpo di macchine,
inerti senza tua vita,
inerte starai
in attesa di morte.
Tuo solo rifugio,
sarà la pazzia
e ‘l tuo cervello consunto,
rimargina proprie ferite ,
costruendo un mondo,
libero e bello
per te soltanto.
E vedrai volare farfalle,
e fiori sbocciare nei prati,
e trilli di uccelli sui rami,
udrai inesistenti,
inghiottiti da tempo,
da gelido grigio cemento,
colato a guisa di lava,
e ciminiere e antenne,
alberi verdi ,
saranno ai tuoi occhi,
purificati,
da santa pazzia,
liberatrice.
Pazzo ti chiameranno,
tutti coloro che sanno,
o di sapere s’illudono.
Ma tu riderai di costoro
e nel tuo libero mondo ,
l’ultimo savio sarai
Maggio 1966
– 14/02/2018

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prinzivalli maria

POESIA: UMILE STRACCIONE

Non doveva essere così, non senza ragione,
una vita fatta di stenti per esser strada umile barbone.
Non doveva essere così, giorno in cui vita distrusse
ricordi man di madre che sentier sicuro condusse.
E non doveva essere così, giorno in cui labbra tue ella prese
spingendo membro in giovane corpo senza pretese.
E non doveva essere così, giorno desiderato
veder di altro, donna altar che avevi amato .
E adesso in strada, sol uomo da marciapiede
incuranti occhi di gente che non vede.
Alla pioggia ed al freddo gelo,
coperto carta stracci a crear corpo strati velo.
Ed al falso calor fiasco vino
seduto panchina isolato giardino,
raccoglier mano fumante tizzone
sentir voce scherno, umile straccione.
E in man rugose al fumo ingiallite
pensasti a un dì in cui salvasti vite,
di quando giovane in petto orgoglio forte soldato
alla voglia di oggi non esser mai nato.
| sorgente: https://form.jotformeu.com/pagine/bando-poesia – 14/02/2018

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