Viecelli Martina Andrea



POESIA:Rito di passaggio

Ho provato a scandire le et�
nelle pieghe delle mani di mio nonno scultore
nei mezzi busti tronchi
contare i cerchi concentrici
per rinvenire l’antichità delle loro radici
quando si forma un cerchio se ne chiude un altro
rito di passaggio mi chiedo
Emilio è sbarcato con le pecore
dalla Sardegna alla Toscana
cos’è un rito di passaggio
la terra che sta lì, dice, senza significato
gli animali escono dal recinto
i cani sciolti per la guardia
la terra che si dona
senza un Cristo da ringraziare

Che cos’è un rito di passaggio
il tempo sospeso
di quando in autostrada percorro gallerie
buie di luce laiche aclimatiche
abbandonare le case
senz’altra direzione che proseguire

Che cos’è un rito di passaggio
ora che ho mancato di uccidere mio padre
e mi viene chiesto di persistere
mi accodo in processione
metto il cappuccio
nascondo l’imbarazzo di una circoncisione mentale

Che cos’è un rito di passaggio
aver avuto un incidente mortale
ed essere sopravvissuti perché
l’impatto ha distrutto la morale

Che cos’è un rito di passaggio
saltare falò di pensieri ustionanti
sentire l’abrasione per non rinunciare al proprio nome
slancio soggettivo perché collettivo
politico perché apolitico
sociale perchè asociale
il salto mediale dell#039;idiosincrasia
come tentativo per sfondare il linguaggio
con l’aderenza del proprio corpo al reale
strapparsi per moltiplicarsi
sentire l#039;angoscia svagare l’ego
rimpicciolirsi
disfarsi
farsì che ricapiti

Che cos’è un rito di passaggio
venir meno come una coscienza animale
essere il volo in caduta
compiere l’atto magico di essere un pericoloso capolavoro
androgino e solo nella sua completezza sessuale
condensa di sequenze temporali
come un tempo onirico
sempre passato
necessariamente presente
futuro perché assente

Che cos’è un rito di passaggio
nel mio tempo è il tempo del tatuaggio inflazionato
dell#039;emotività nei cambiamenti di stato
del #no filter a statuto oggettivo che ciò vedo non è falsificato
c#039;è più cocaina nel Tevere che zucchero nelle vostre case
fiumi che sfondano gli argini il Seveso paralizza Milano
non ci avete dato regole
per controllarci meglio
nell#039;ambiguità di questo doppio senso
inventiamo spie per esprimerci meglio
spiati sui social creare per rapire spiragli di senso
corsari come gli scritti di Pasolini
nel mio tempo è il tempo del padre mancato
da bambina per saperti a casa
scendevo le scale
l’odore del caffè
il tuo commiato
quella rischiosa malinconia di vivere
mentre leggevi libri fantasy
presi in prestito alla biblioteca comunale
mi sedevo tra le tue gambe
ogni anno ti crescevo sotto gli occhi
nel nostro appuntamento estivo

Che cos’è un rito di passaggio
la costanza sacra di queste montagne
che non sanno staccarsi da terra
e non annoiarsene
il segreto verticale dei cipressi
il dente d’oro dei poeti
dicevi. – 22/05/2018

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