Cosimo CavaLLO

POESIA: IL SOGNO
Io sono il sogno
creatura irreale
che nel farvi del bene
vi faccio del male.
Le mie vittime sono i deboli,
gli incapaci, gli illusi,
quelli che fuggono
la vita pratica
e si rifuggiano
in quella estatica.
io mi diverto e lascio sognare
pochè sono il sogno
creatura irreale! – 21/02/2017

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Francesca Di Tullio

POESIA: Mio
Mio è il tuo respiro che sento sul mio viso quando piccola mi cullavi tra le braccia
Mio è il tuo sguardo che incrocia il mio in ogni istante
Mio è il tuo abbraccio che placa il mio cuore
Mio è il battito dei nostri cuori che suonano all’unisono l’amore del padre
Mia è la mano forte , ferma del padre che sei
Mio sei tu che ogni istante vivi nei miei occhi
Nostri sono i ricordi , i sorrisi
Mio sei tu e tutto ciò che sei Papà – 21/02/2017

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sergio giovanni mocellin

POESIA: MULIEREM FORTE (Prv. 31,10)

Ti ho conosciuta dai tuoi anni acerbi,
le lacrime con me hai diviso e i canti,
tu sei la “donna forte” dei Proverbi,
colei che è più preziosa dei diamanti.

E come perle, che nemmeno in sogno,
l’amore sono stati e la tua fede,
con te ho saziato intero il mio bisogno,
io prima andavo come chi non vede.

Ho ancora le ferite sulla pelle
d’aver seguito, illuso, ogni cometa;
credevo di additarti io le stelle,
e invece tu sapevi già la meta.

E quando sono stato là, oltre il fiume,
davanti solo la montagna oscura,
sei stata tu a tenere acceso il lume,
e a farmi intravedere la pianura.

Ti sento amica, mia sorella, amante,
custode dei miei intimi segreti,
e nella vita assieme a me viandante
alla scoperta nuova dei pianeti.

Cammineremo con il passo attento
per non restare soli nella via,
lasciando fra di noi danzare il vento
per non coprirti l’ombra con la mia.

E’ dono averti accanto ogni momento,
sentire che il tuo corpo cerca il mio,
e unito a te, sentirmi saramento
del grande dono che ci ha fatto Dio.

– 21/02/2017

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anna maria paoletti

POESIA: Si danno la mano ragazze e ragazzi e parlano fitto
piano piano sull’altalena,
io li guardo con gli occhi socchiusi e mi scopro
a sognare che il loro domani
si svegli lì nel parco, a giocare
coi loro pensieri
e speranze appena scoperte;
in ozio sulla panca di legno africano
scolpito da mano compagna
appoggio la testa sul muro
e ricordo.

Io non so come ho fatto ad uscirne,
da quel buco che odorava di cemento fresco
nel cimitero nuovo, a quel tempo; vedevo
aperte le bocche,
ad attendere, diceva mia madre
murata viva in un dolore
senza speranza.

II
Non so come ho fatto
in un giorno di sole a trovare il coraggio
di tornarmene a casa da sola
e lasciarla a parlare
con lui che taceva
della figlia ribelle.
E mi scalda la nuca il cemento, ripenso
a quegli anni a capofitto, persa
la bussola del cuore, la pena infinita
del dire sempre no per non morire
anch’io, pure se a volte
non sapevo io stessa.

E le amiche e le risa e la voglia
di una vita qualunque, che fosse
casa e baci e parlarsi ed amore tranquillo.
I ragazzi nel parco parlottano
perché io non li senta, non sanno
quante volte ho parlato così, gli sorrido
e un po’ cauti, guardandosi,
fanno un piccolo cenno.

III
Chi sa poi perché oggi
un giorno senza niente di speciale
penso a come ho volato attraverso
dolore e follia
e non hanno lasciato che polvere
da scrollarsi con gesto incurante, ma poi
vecchia foto beffarda di occhi brillanti
e scappo dallo specchio che racconta
una storia diversa.

Chi sa perché mi passa per la mente
quel giorno che decisi di partire
e non lo feci, e mai conobbi
la donna che restava.
E, padre, se prima che tu andassi
a varcare la soglia
t’avessi fatto tutte le domande
forse saprei chi sono.
Credevo d’aver tempo, non sapevo
quel giorno che ci strinsero le mani
e io stranita carezzavo il gatto
che poi scomparve, era il tuo.

Credevo d’aver tempo, non sapevo
se capita due volte l’occasione
di dirsi tutto.

IV
E facce e gente e amici e case
scogli sul mare e spiagge solitarie
montagne brulle e abeti e funivie
sola con me.
E giorni pieni e riso e pianto e pugni
picchiati fino al sangue, e adesso ancora
la pena del conoscerti il dolore
e niente in mano a dare appena
un po’ di pace
alla vischiosa sofferenza tua
che si nasconde ad ogni tentativo
di conforto.

Qualche volta la tregua, perfino,
orizzonti di mare.

V
E si, il mare. Ne ho pedalati pattini
e son stata sdraiata sul fondo di barche
o mi sono tuffata e talvolta caduta di pancia
e riemersa fingendo di niente il dolore.
Ci ho parlato col mare a occhi chiusi
come adesso in questa pianura di nebbie
parlo al melo dai frutti piccini
che legano i denti, come parlo alla menta
che a toccarla diffonde profumo
fino al viale.
Ma a parlare col mare era piano
era lento il tempo, anche d’inverno
su una strada ad Ortigia a sentire gli spruzzi
furibondi sulla faccia gelata.
era lento l’andare a Marina di sera
sopra il molo di pietre scomposte.

VI
C’è la gente che passeggia sottobraccio
con la maglia annodata sui fianchi, di sera,
quando pensi che il fresco potrebbe
diventare di vento stizzoso,
e la gente cammina senza voglia di rientrare
perché incontra gli amici e si mangia il gelato,
i bambini con i sacchetti
di patatine e lo stuzzicadenti
a strisce colorate.
E nessuno che pensa che è tardi,
non c’è niente da fare domani mattina.

Siamo andati anche ad Erice, un giorno,
che strana quella nebbia di montagna
uscivano dal nulla le figure
incappucciate della processione
di Pasqua.

VII
E un dolore più sordo nel giorno di morte
allungare la mano e carezzare il nulla,
non c’è mare che tenga.
Un giorno di urla e di odio
che anche oggi con la schiena
sul muro caldo
spacca in due.
Un dolore che adesso confonde
tutti i pianti, dal giorno
che tornasti sconfitta.
Chiuso il cerchio, poi a questo tutto torna,
a quella volta che sentii precisa
la consapevolezza del nulla,
il precipizio dell’irrealtÃ
vestita a festa.

E poi il riso dei ragazzi, al parco,
ad occhi chiusi, e la realtà è a venire. – 21/02/2017

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Anna Maria DE SANCTIS

POESIA: A MIO PADRE

C’ò la tua voce nel vento
che lieve passa tra le fronde
degli alberi rinati
nell’incipiente primavera.
Sei qui,lo so,
memore dell’antica promessa,
maggio ritorna e
riaffiorano lontani ricordi
profumati di rose
sparsi sulla tua tomba.
Ma all’antica tristezza
negli anni insanabile,
la tua costante presenza
ha donato serenitÃ
“Sarò sempre con voi”…
C’è la tua voce nel vento”…
dolce sussurro d’amore.

– 21/02/2017

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Paolo Tocco

POESIA: tu libera
scivola
come le dita
che diventano cera
al tuo viso il suo fiato
al destino i suoi chiodi
alle catene i miei polsi
e il mio sangue
impazzisce

tu libera
scivola
i bambini che diventano ladri
le poesie nelle tasche
le spine nei fianchi
che di fianco la notte
divora
che tutto divora

tu libera
scivola
sopra i fiori di campo
che il giorno soldato
acceca e sfinisce
una linea sugli occhi
che la notte soltanto
divora
perchè tutto divora

tu libera
scivola
danzando le ombre
muovendo i contorni
giocando alla vita
che la notte impazzisce
che il giorno consuma

e tu libera
scivola
correndo ti vedo
scappando ti cerco
restando ci sono
nella notte e nel giorno
divoro
soldati

tu libera
scivola – 21/02/2017

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Luigi Ciocchetti

POESIA: Attimi

La finestra aperta, la sigaretta fra le labbra..
il fumo si confonde con il profumo del mare,
il vento caldo si insinua fra i capelli ed agita i
miei pensieri..
Chiudo gli occhi…sento ancora le tue labbra
morbide che indugiano sul collo, mentre la tua
mano scivola in una lenta carezza lungo il
mio corpo stanco…
Uno spicchio di luna, illumina d’argento la tua
ombra che furtiva si allontana nella notte…
Attimi rubati e brevi come la mia sigaretta…
ma intensi e inebrianti come il profumo del mare… – 21/02/2017

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erika manni

POESIA: DIECI (FORSE DODICI) PUNTI DI SUTURA

La banalità degli eventi confonde

L’ovvientanza non ha stravanga

Niente di nuovo sul fronte parietale

Eppure si spasima

Storie già ascoltate

Caramelle già scartate

Poesie ormai abusate

Fottiti amore

Fottiti fiele

Cinema e pizza

Neutralità please

Parole già dette

Piaghe mai curate

Fottiti fottiti fottiti

Acqua ossigenata please – 21/02/2017

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Marco Orlandin

POESIA: Senza/zione

Il vuoto,
lo sguardo fisso, il mio,
l’assoluto.
Di te un ricordo,
il tuo viso, un sorriso,
di te l’attesa…
Interminabile. – 21/02/2017

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sahrina conca

POESIA: Aspettando una speranza

Stanno passando i giorni
I mesi ma niente sta cambiando
Sì è lì in attesa di una spirale
Di salvezza,
Ma niente non succede niente
Sei immersa nei mille pensieri
Sperando che arrivi un cambiamento
Per migliorare la propria vita
Intanto fai conti con il tuo io
Dove si può aver sbagliato
E anche se lo sai pensi
Perché non si è fatto un qualcosa
In più, forse perché era inutile
ora non ti rimane che sperare
Ma non serve poi molto
Ti senti scoppiare ,ti senti prigioniera
Di una realtà che non volevi rivedere
Dentro di te sai che devi lottare
Ma sai anche che c’è molto da fare
E allora prova ad aspettare
Forse qualcosa potrà cambiare
Devi credere che non tutto
È perduto – 21/02/2017

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