POESIA: Brucia di mirto selvatico
La ruvida pietra bianca
Mentre traversa l’agorĂ
Il maestro protegge il corpo
Con la sua candida veste
Solleva grani di polline
Nell’acropoli assolata
Il fiero passo attico
Nell’infuocato meriggio
Al profumo dell’elicriso
Sofferma lo sguardo sul
Fine calcare latteo
La sensuale curva del fianco
Sul quale la retta mano indugia
Rimanda emozioni di vita
Ma resta un debole amaro
Vinto ancora una volta
Dal ricordo della musa
Così candido derma di dea
Che nessun levigato marmo
Pur destramente lavorato
Può gareggiar al pari del
Manto divino che fortuna
Concesse al tocco carnale
Intense frecce d’oro ormonale
Vergano l’anima d’imperituri segni
Gioia possente cocente d’amore
La tua pelle sotto le mie mani
Ineffabile e inconsumabile
Esperienza divina
– 30/03/2017