POESIA: PER NON DIMENTICARE i 350.000 ESULI, 20.000 ITALIANI INFOIBATI
Mi hanno gettato in una buca oscura della profonda terra
come si lancia un sasso nel mare,
con violenza e forza malvagia e inaudita,
quel giorno che incontrai satana in sembianza di uomo
e non era solo, neppure io lo ero.
Una moltitudine mi accompagnava di uomini, donne,
bambini e vecchi, tutti tremanti, gli occhi inorriditi,
le gambe stanche, tremolanti …
Ci tiravano come fossero sacchi, a forza, barcollanti verso
la campagna che divenne muta, neppure un cinguettio
e in quel silenzio di paura ci spingevano e picchiavano
e strattonavano.
Provai a dare conforto al mio vicino, era solo un bambino,
piangeva, cercava la sua mamma che non c’era, singhiozzava
soltanto e girava gli occhi di terrore pieni, nulla frenava
quello straziante pianto di piccolino diventato uomo
in quell’orrore impietoso che gli fece capire quanto male
c’era in quel mondo violento in cui si era trovato.
Gli tendevo la mano, un colpo sul polso, un dolore immenso,
il sangue che colava sulle dita, svenni se mi ricordo …
Mi svegliai che era buio e freddo e umido, sentii dei lamenti
intorno corpi nudi e freddi e senza vita, solo morte e
quel bambino, ceruleo il volto, braccia e gambe spezzate
sparso tra le pietre e fradicia di sangue la terra.
Qualcuno flebilmente chiedeva aiuto, qualcun altro pregava …
Vedevo lontano il chiarore del cielo.
Fino all’ultimo guardai quella luce, lontana, irraggiungibile
tesi la mano, mi cadde il braccio accanto …
E’ in fondo a quella profonda foiba che son morta e nessuno
a cercarmi per anni, poi l’atroce scoperta di noi, di tanti,
di Istria, Venezia Giulia, Dalmazia uccisi, ci chiamavano diversi
ed eravamo UGUALI , anzi no : NOI avevamo il cuore!
– 20/03/2017