POESIA: ALLA MIA PRIMA DONNA
Dedico a te una poesia d’amore
come farebbe scaltro seduttore.
Per anni mi hai tenuto sul tuo petto
a seno nudo o avvolto nel merletto
e mentre diventavo più pesante
facevi tuo il lavor di negoziante.
Così costruivi il mio e il tuo futuro
cambiando mutandine e “fassaturo”,
e, soprattutto per i primi anni,
fuoco, braciere e due asciugapanni.
Ti ricordo così, sempre la stessa,
con in mano una lunga “pettenessa”;
col sole, vento, bello o avverso clima
ai riccioletti miei davi la scrima
e spiavi fino a scuola il tuo bambino
ben pettinato dentro al grembiulino.
Poi come accade quando Dio lo vuole
stessa attenzione al resto della prole.
IL tempo corre, anzi corre parecchio,
anch’io che parlo a te son quasi vecchio.
Or mi ricordo ogni telefonata;
dicevi:-Pronto, sì tu o m’aggio sbagliata?
Co’ la coteca aggio fatto ‘na brasciola,
e’ pronta la pizza co’ la pemmarola,
a la màneca aggio misto lo bèttone
e t’aggio accorciato puro lo caozone.-
Sei ancora qui, ma per destino avverso ,
guardi nel vuoto col tuo sguardo perso.
Ormai da un po’ di tempo parli a stento
racchiusa in uno strano isolamento.
Mamma ti prego, ascoltami un momento:
lo sai chi sono? Io ora mi presento,
Io sono il primo figlio, son Tancredi,
guardami in faccia dimmi se mi vedi.
Parla, rispondi, come viene viene,
Provaci almeno a dire… “Tutto bene.”-
– 16/03/2017