Gabriele Valenza



POESIA: L’equivoco

Gli uomini marciano a valle con ordini precisi.
Ubbidienti, seguono intenti folli.
Molli, nei loro passi decisi;
Recisi dalle loro case,
Da spose felici, da figli gaudenti,
Si fanno forza, stringono i denti.
L’uniforme è leggera ma il passo pesante.
“Perché siamo qui?”
Si chiede un giovane aitante.
Ma la domanda svanisce in un lampo,
Un colpo è partito da un campo.
Il sangue si spande da sotto,
Macchia l’uniforme e dilata gli sguardi;
È tardi, la guerra si schiude.
“Aiuto, un ferito!”
C’è sgomento e nessuno muove un dito.
“No, è morto…”
Quanto evitabile sconforto,
Contorto è lo schema, il disegno del fato;
Un proiettile, un cuore fermato.
Da quel campo avanza un uomo a braccia alzate,
Ha un fucile fumante che porta in spalla,
E traballa mentre l’uomo corre.
“Vengo in pace”, urla tenace.
Ma tutto tace fra quegli uomini sconvolti.
Hanno perso un compagno e hanno paura.
Bang!
Un altro sparo, qualcuno ha tolto la sicura.
Dell’uomo che avanza non v’è più traccia,
Solo il ricordo della sua pallida faccia.
Ora un bambino emerge dal grano,
Le prime lacrime escono piano.
“Questo è assurdo, c’è qualcosa di strano.”
Esclama attonito il più anziano.
“Ma questa è la valle giusta?”
La sua domanda è come un colpo di frusta.
Un giovane apre il suo zaino e tira fuori la mappa.
La gira e la rigira, le sue dita tremano, è confuso.
Aleggia il sospetto di un errore, il sospetto di un abuso.
L’anziano prende la mappa e guarda il bambino,
Poi di nuovo la mappa, che gli cade di mano.
“Era tuo padre?”
“Sì, ed è morto invano.”
Il capitano si volta verso il suo plotone,
Sulla sua uniforme campeggia una bandiera a stelle e strisce,
“Ehm, ehm”
Schiarisce la voce, il tono è malsano:
“Mi spiace, signori, questo è suolo americano.”
– 05/04/2017

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