POESIA: L’albero
Albero che proteggi il sentiero da sponda a sponda
estremità come robusti tendini di fionda.
Sei nato libero ma ora sei incatenato
da uomini crudeli a filo spinato.
Hai un muso curioso si può dire
della bella Gorgone ricorda le spire.
I tuoi rami lunghe dita di una mano,
la più piccola, là più in basso, la può stringere anche un nano.
Di ocra, grigio e cenere il tuo tronco è colorato,
solo di un lieve lembo verde adornato
Perché cadono lacere e pesanti le tue foglie?
Disperano forse oramai di abbracciare moglie?
Ma, ecco, vi giuro il vero,
se mi volgo al panorama intero
del castello al più alto torrione
fai da distinto anfitrione.
I suoi merli piccole chiome
avere il tempo per dare a ciascuna il nome!
Vedo dimore di elfi, orchi e mezzi uomini,
come il Maschio angioino tu le domini.
L’insolito rintocco delle sei e un quarto:
le mura di granito ammainano lo stendardo.
E di nuovo torno a te che sei molti e uno,
torno ai tuoi rami e vedo che non è contorto nessuno
li percorro sinuosi con un dito
paiono ora cavalli al galoppo all’infinito.
– 18/04/2017