FABRIZIO FULLONI



POESIA: IL VOLO E LA LUCE

Dal canto suo scuro che l’ombra disegna
Al ramo che basso solletica il prato
Non passa che un grido che l’alito insegna
Agli occhi suoi neri quel pianto salato.
E il sole che alto asciuga la legna
Rimbalza sul marmo che segna la fine
Della sua nera stanza e della vita sua indegna.
Come quel fico che gli segna il confine,
Da tempo piegato verso il muro crollato
Che ha perso le pietre scese come pedine,
La scorza sua grigia ha certo scordato
Quel gusto verde della forte vena
Che salita al Cielo donava il suo fiato.
Sforza quel fianco e trova con pena
La strada che secca gli porta lo sguardo
Al magro giardino con la vecchia altalena.
Ancora una volta con calma e riguardo
Stringe la corda che sale sul ramo
La guarda e la bacia come un vero traguardo
Ricordi lontani che profumi chiamiamo,
Urla e respiro del fiore d’arancio,
Gli tuonano in mente col sapore strano
Sale e s’appoggia e cerca lo slancio
Breve che l’ombra diventa già luce
Un ultimo sguardo ricerca quel gancio.
L’occhio da tempo così fisso e truce
Si stende sul salto che lo porta in alto
La spinta d’insieme al ciel lo conduce.
Spiana la fronte che concede risalto
Al sorriso che ampio verso quel mare spazia
Che torna a mostrare il suo bianco smalto.
Ora che il cuore di pace si sazia
Si gonfia dell’orto e dei suoi sapori
Dondola e vola ed il Cielo ringrazia.

– 19/04/2017

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