Giancarlo Secci



POESIA: IL PALCO

Tocco leggero e vibrazione
Come un corpo in preda alla febbre
Colpo e rimbombo
Come un martello che va incontro all’incudine
Movimento in armonia
Come prossimità ed intesa tra due entit�
Tumulto e ritmo
La sintonia del movimento con la sua pausa

Lo stomaco si scuote
Investito da un pugno invisibile
Il selciato vibra
Agitato da una forza inarrestabile
Fremiti ondulatori e sussultori
Devastano ogni equilibrio
Trascinano tutti in un mondo immaginario
Entrano nell’anima e la fanno propria

Il cielo si libera da ogni ombra
Grazie alla forza di una violenta folata di vento
La bestia urla ad una splendida luna
Rivelando al mondo tutta la sua rabbia
Diffondendo orrore attorno a se
Spandendo pezzi di pane per i seguaci
Riversando il proprio malessere sui fedeli
Spandendo miele e fiele
Facendo sanguinare timpani e occhi

Una esplosione di luci e colori
Costringe ad abbassare le palpebre
Una immagine laser le obbliga a risollevarsi
La figura si riflette in cielo
Poi scende tra i devoti
Esaltandoli come droga
Nutrendoli come nettare
Alleggerendoli come erba

L’urlo conclusivo si accompagna ad un boato
Una deflagrazione finale
Seguita da buio totale
Un fischio prolungato
Uno spasimo alle tempie

Lo spirito mai pago
Vorrebbe ancora scosse
Per continuare ad alimentarsi
L’anima reclama altre emozioni
Vuole ancora entusiasmarsi
Non è mai sazia

Dovrà sfamarsi davanti ad un cerchio corvino
Animato da un’asta ed un aculeo
Che ne percorra ancora le tracce.

Giancarlo Secci
– 28/05/2017

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