Anna Peyer

POESIA: Ai miei nonni
Ho traversato il mare di speranza.
Ho lasciato del cielo mio,la soave fragranza.
E dei miei nonni ho trovato la dolce carezza.
Sono giunta in questo luogo dalle
Verdi praterie e dalle verdi montagne.
Il mio pensiero vola
Verso la bella terra ferma
Ricca di sole e fantasia.
Ed i miei sogni vanno a voi nonni lontani
a te nonno Salvatore , al duro lavoro delle tue mani
Per far germogliare una terra assetata d’amore
A te, nonna Rosaria, al dolce tuo sorriso
Che splende tra le rughe del tuo viso.
Vi giungano tutti i miei baci,
A voi cari nonni lontani.
E con l’infinita gioia racchiusa
In dolci abbracci
Giungano i miei più calorosi baci

– 30/05/2017

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fulvio f fava

POESIA: a Vera Storia Della Cintura D’Orione

Ti ricordi? Eravamo i più belli ed il mondo abbassava lo sguardo al passaggio
ci invidiava le mani avvinghiate chiedendosi cosa stringessimo dentro
che cos’era quel bene prezioso, quel grumo di piume, quei trucioli d’oro
la tua calma, il mio riso, ogni gesto sembrava per tutti una sorta di oltraggio
perchè il nostro universo era enorme protetto da un guscio con noi nudi al centro
manifesto di amore bislacco, perduto, precluso a ogni forma di vano decoro

Era troppo, lo dicevano tutti, era solo una cosa che offendeva ogni sguardo
“Ma che roba quei due.. ma li hai visti? Si amano troppo non hanno ritegno”
“Qua ci vuole un azione importante,un giudizio divino, una spada d’argento”
“Ha rubato il suo cuore di bimba, facciamolo a pezzi che è solo un bastardo”
“Ma che dici? Era lei la lasciva, ci provava con tutti, le mancava il contegno”
“Ammazziamoli entrambi e vediamo cos’è che li lega, spezziamo l’incanto”

Ti ricordi? Era un giorno di ottobre e si narra che fu il primo giorno di nebbia
lei da se si inventò per coprirci con un velo impalpabile di lacrime amare
assistita da uccelli impauriti che sbarrarono gli occhi in una gran luce gialla
Non riuscirono ad aprirci le mani, ci provarono in cento gonfi d’odio e di rabbia
ci guardarono muti salire nel cielo in un volo di gufi senza poterci fermare
Siamo noi le due stelle di Orione e stringiamo nel centro la stella più bella – 30/05/2017

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Cristina Bertozzi

POESIA: PENSIERI
Pensieri,
immagini che corrono velocemente.
Sensazioni,
che pervadono in tutto il corpo.
Sensazione di essere guardata,
di avere qualcuno alle spalle,
addirittura di essere spiata.
Una sensazione che diventa sempre più forte,
che fa paura….non resisto, devo sapere se è vero!
Ecco mi giro, ma non c’è nessuno.
La paura è placata, l’insicurezza è soddisfatta.
Ma subito un’altra sensazione mi invade.
Il nostro cervello è continuamente violentato,
da continui pensieri, immagini, sensazioni.
Provi a fermarti per un’attimo, ma non ci riesci,
perché se provi a non fare niente,
se ti imponi di non pensare a niente, ad allontanare tutto questo,
ti sembra di riuscirci, ma invece pensi ancora a qualcosa.
Pensi che non devi pensare. Non è forse pensare questo ? Si !
Allora ti accorgi che niente è più forte della mente umana,
e che mai niente e nessuno potrà impedirti di pensare….forse solo la morte può !
Allora ti accorgi che è questa la più grande libertà.
Tu sei libero, perché pensi, perché puoi pensare, perché hai il diritto di pensare.
E allora pensa, pensa a ciò che fai e medita.
Pensa e non lasciare che gli altri entrino nei tuoi pensieri,
che ti influenzino, che li distruggano, che ti usino.
Perché tu uomo, sei libero e pensi !
Cristina Bertozzi 30 maggio 2017 – 30/05/2017

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Domenico Muratore

POESIA: SPECCHIO.

“Quando le cicale regalano all’aria la loro sinfonia
il mio tempo s’arresta e la mia età si immerge
nella luce sfolgorante e consueta dei meriggi.
Io, ramarro, rondine, formica,
ad occhi chiusi rubo gli echi della vita e sprofondo,
seguendo i battiti del cuore,
in un sogno esistenziale di spazio celeste e di tempo non mio.
Gioventù evanescente,
come il brusio lieve del vento tra le foglie,
alimenta il mio spirito che si apre al bacio sfolgorante della luce,
pigramente.
Il pianto delle resine e l’ultima rugiada delle gemme
si fondono col mio sangue terrestre
e la vita fugge e ritorna con passo incessante
in questo mio tempo solenne e di fuoco.
E’ l’ora religiosa delle voci passate,
del lamento della pietra corrosa dal gelo della notte,
dell’eco grandiosa della terra
e del bisbiglio dell’immenso.
Sono, in quell’attimo,
l’oriente e l’occidente,
la luce del pensiero,
moto e silenzio,
favola e leggenda.”
Così dice il mio vecchio
quando il sole all’orizzonte regala il suo sangue al mare
per dar posto alle brulicanti ombre della sera.
Noi, simili e diversi
in quell’infinito di pietra, di acqua e di aria
vaghiamo per il sentiero esistenziale
alimentandoci di ingenuità e di esperienza,
vicendevolmente.
Talvolta leggo in quell’esistenza
la goccia sconosciuta del sudore
e offro la mia mano inesperta come culla
per percepire la potenza del lavoro.
Talvolta egli sussurra queste parole:
“ Non lo spazio è il tuo Dio…ma il tempo.
Guarda il cosmo e noi.
Ogni cosa finisce come la stagione
e ogni grazia sfolgorante si abbandona alla luce settembrina.
Vivi semplicemente!
Impara a sentire il canto dell’ulivo nel vento.
Ascolta le sue note millenarie ricche di storia semplice
e prendine le virtù con parsimonia.
Vivi il tuo tempo…semplicemente.
La tua linfa sarà l’imo profondo della terra
e le violenze dell’uomo non scalfiranno il tuo tronco
perché l’umore tiepido della terra
ti darà amore e passione per tutte le creature.
Vivi il tuo tempo semplicemente.”
Tenue, il profumo dell’ultima rosa
si espande nel campo della fanciullezza
dove un ragazzo ingenuo
vive la consuetudine dell’antica semplicità.
Farfalle abbelliscono l’aria dei loro colori
e la tiepida brezza della primavera pulisce il cielo dalle nubi
vivificando il verde ed il turchino.
In fondo, al limite dell’orizzonte
laddove l’estate cede il suo sfolgorio all’autunno,
vicino al roveto, lo incontro, vecchio,
seduto sull’antico fontanile di pietra
con lo sguardo perduto su orizzonti lontani.
Il passo dalla primavera all’autunno è breve
e sempre il mio io fanciullo
valica l’ultimo colore sfavillante dell’estate
per seguire il sonno dell’ultima gemma
vestito del bianco rosa intenso dei fiori d’acanto
con nelle vene il sangue dell’agrifoglio
pieno della sinfonia che il vento canta alla ginestra
e con le mani tese al presente.
Non vede i passeri cantare al sole la loro felicità smaniosa
ma aquile rapaci tendere imboscate ad esserini indifesi,
là, nella dimensione dell’autunno,
fuori dalla direzione del principio.
“Un dio, un dio c’è, nella libera città dell’io,
in quel piccolo tempio antico
dove il cuore e le sensazioni si espandono
come la luce fresca del mattino.
Non bisogna cercarlo nei discorsi ontologici di chi guida la fede
ma nella pietra, nell’ebbrezza che sostiene il coraggio
nel miracolo giornaliero della vita
nello spirito mobile dell’acqua
nella conoscenza di se stessi
nell’ora in cui la frizzante aria mattutina
si plasma col canto delle tortore
nella fedeltà di un cane
nel fumo dei camini e…nella libertà”
Si perverrà, forse, alla soglia del caos senza storia umana
quella stessa storia che passa sul prato del delirio.
Germogliano, qui, come gramigna
i serpenti intellettuali
che di migliaia di vite fanno polvere
e amano confondere il canto delle rane
con le lacrime di madri
che piangono i loro figli
perduti senza giusta causa.
E’ il mondo dei miei spettri di fanciullo
che grida al vento il rispetto della terra
donando alle nubi questa nenia infinita:
“fate fermare il sangue della guerra
che ha partorito pecore monche e politici alienati!
Riscoprite il suono dello zufolo che dirige gli armenti
e i libri di verità e di ingegno,
non lasciate che i vermi si alzino dalla melma dei campi
per rosicchiare l’ultimo brandello di carne che parla di un uomo.
Le bimbe appena nate non siano subito fanciulle!”
Scettico,
distillo la miseria della mia generazione
ubriacando il me stesso fanciullo.
Le virtù dell’uomo, naturali agli dei
fuggono la storia
cozzando col freddo dell’esistenza e mi distruggono.
“Devo svegliare il dio che è in me,
simulacro,
io,
di uomo perfetto.”
I segreti sospesi tra passato e futuro
non mi fanno accettare le percezioni e le vittorie
senza violenza.
Allora dico a me stesso:”sono come gli altri” e mi perdo.
Vago nel nulla e sempre pervengo alle acque quiete di uno stagno antico
in cui mi rifletto.
La mia stessa voce parla:
“tu sei il tuo io e io sono te stesso.
Io, ragione, convenzione, tuo limite.
Tu, istinto, anticonformismo, tuo infinito.
Io dipano, tu unisci.
Io ragiono, tu sogni.
Per me, il sole è massa di energia
per te è l’origine di tutte le cromie
è forza che si plasma nel canto della capinera
e nel cinguettio errante del passero affamato.
E’ forza che accende le montagne e libera la goccia fresca di rugiada.
E’ forza che regala alle mandrie il sapore dell’erba tenera.
Per me, il mare è acqua turchina
per te è culla di storia e di leggenda
genitore di artisti e pensatori
musica eterna gridata e sussurrata
quando le onde ora indolenti, ora addormentate
suonano con la sabbia la nenia eterna del moto e del silenzio.
Per me, la pietra è materia inerte
per te è lo spirito della terra
prova tangibile del mistero cosmico,
essa è così com’è sin dal principio
compagna dell’uomo e sintesi della sua stessa esistenza.”
E’, questo, il viaggio libero sul terreno vergine del mio io fanciullo.
Passo e ripasso incessantemente trovando il mio sé poeta
ricco di esperienza e vecchio come il mondo
perdendomi nel tempo e nella vita.
– 30/05/2017

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Federico Martinelli

POESIA: LA GIOIA POETICA: IL PARADOSSO DELLA FELICITA’

Alberga dentro me bisogno estremo:
quello di un’indipendenza tanto cercata,
ma scie d’Amore con pesante remo
manda con forza avanti a fatica innata
che mi fa sentire sempre più scemo.

Affondo in rancori di quello che è stato
riservandomi piccoli gioiosi tasselli
che m’hanno solo dentro e fuori creato
passati ricordi di quand’erano belli
quegli attimi dei quali mi sentivo grato.

Il presente non è più come prima
ed il futuro incute sempre più paura
perché mi produce la triste stima
che essendo piccola la mia statura,
ormai felicità creo solo con rima.

Questa ricerca del fisico equilibrio perduto,
con delle poetiche parole si ricompone
ripristinando quella sicurezza che ho avuto
che mi orienta nel mare con un timone.

Amore, gioia e dolore
la poesia riesce a render in me sempre
splendidi
producendo un calore
per cui di una propria grande felicità solamente ridi.

COMMENTO:
l’Amore altre volte ho ricordato fece partire iniziando la poesia e il grande dolore a seguito di un gravissimo incidente, riprese possesso e uso dello strumento poetico per esprimere le grandi sensazioni interiori sia in senso positivo che negativo riuscendo così a ripristinare la sua situazione personale nella maniera più ottimale possibile. – 30/05/2017

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Mirko Antonio Pedna

POESIA: Non si può pensar d’essere vecchi,
esperienza s’é avuta,
a volte perduta,
rimembrar a quando si era bambini aiuta,
spirito giovane mantiene.
Non t’intestardir a vecchio ciuco,
che camminar piú non sa,
ma ritornar indietro per restare nella mente della nuova gioventú. – 30/05/2017

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giulio boccardo

POESIA: sensazione primordiale
averti qui accanto
io con te
tu con me
coi tuoi sorrisi,
palpitando il mio cuore
urla il tuo nome.
pensiero del mattino
pensiero della sera
brezza marina
della Sicilia.
tu sei parte di me
non posso averti
questo mi fa soffrire.
un calore al mio corpo
ogni volta che ti penso
e ti guardo.
anima gentile,
sono qui ad aspettare
il tuo si
per il nostro amore – 30/05/2017

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Fabiana Calabretta

POESIA: Al cielo

Si spengan i lampioni:
che parli il cielo stasera.
Parlino le stelle e la luna.
Raccontino di sogni possibili.
Smentiscano la verita´.
L’incanto e´ vita.
L’incanto.
E´ vita. – 30/05/2017

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luca del piero

POESIA: AMOR CHE VIENE , AMOR CHE VA .

Amor che ti lascia \ amor che passa \ senza specifico peso \ ma il vuoto è pesante e il fisico teso \ amor che splende \ amor che ti accende \ tremula rugiada goccia di foglia \ scintilla scocca al trafiggere solare \ alba d’ incanto amor terreno \ il pensar leggero vola e si perde \ el cuore mio vuoto d’ amor vero \ ora è pacifico , calmo , sereno.
@Luca Del Piero
– 30/05/2017

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Anna Oriolo

POESIA: cogliere l’attimo

bella la vita,la mia vita
felice,triste,allegra,
non so.
non saprei descriverla a parole.
Sono certa pero’
di aver colto ogni attimo di essa.
Ho osservato le stelle,il cielo,il mare
porto dentro di me il loro profumo.
Ho colto ogni attimo.
Ho attraversato fiumi di lacrime e torrenti di gioia.
Ho colto ogni attimo.
La vita intanto scorreva.
Mai ho guardato indietro.
Ora sono qui’
vedo il viale del tramonto.
Sono fiera di me,mai ho guardato indietro.
Ho colto sempre l’attimo.
La vita va’ e non si ferma mai. – 30/05/2017

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