de Filippo Janvierre

POESIA: – Storie dall’Inferno –

“Disceso fino al centro della terra,
l’Inferno che splende ti aspetta e ti afferra.
Il più profondo oscuro,
il terrore,
io l’ho conosciuto.
Lì dove non v’è nessun oltre,
dove tutto è per sempre.
Osservalo!
Striscia il più grande e nero Serpente.
Lo ricordo come fosse adesso,
in questi tempi difficili.
Lì è dove sono morto,
ma ti ringrazio oh disperazione
perché ho visto l’abisso
e ora conosco la via del ritorno,
ed è come un viaggio…
…per la Transilvania.”

Janvierre de Filippo
14/06/10 | sorgente: https://form.jotformeu.com/pagine/bando-poesia – 08/02/2018

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Travascio Stefano

POESIA: COME UNA NAVE IN MARE

Sento…sento che il mio stomaco viene preso con forza e stretto,

come se due mani lo stessero strangolando.

Sento il respiro che si ferma in gola,

bloccato da quella meraviglia pulsante che vuole vedere con i suoi occhi,

vuole vedere il motivo per cui batte cosi velocemente.

Sento il tremolio delle mie mani al tocco delle sue guance,

che nonostante le sofferenze passate

risultano morbide e lisce al tatto…

pure.

Sento le mie dita affondare nella sua pelle..

e ne sento il rumore.

Sento che tutto sta correndo velocemente

ma non ne sento la stanchezza,

come se correre mi facesse avere altra forza per correre.

Mi sento inerme e aimè impacciato di fronte al suo viso.

Apro le braccia e mi lascio cadere nel prato dei suoi occhi estesi,

la dove la natura dimora.

Terra Fuoco Aria Acqua,

si contendono fino alla morte quell#039; anima.

Toccando le sue labbra ne sento il calore,

la radice dei suoi desideri,

lo scambio di respiri lunghi e intensi,

che si insinuano nel nostro sangue,

il tocco umido e delicato della sua lingua,

che va a bagnare le mie labbra,

facendole annegare nell’ immenso mare che la possiede….

o che possiede…

Mi perdo in quei baci.

Voglio vagare in quel mondo,

essere dato per disperso.

Lasciatemi qui,

dove il sole brilla nei suoi capelli fini che scaldano la mia mano,

lasciatemi qui,

dove l#039; erba attutisce la caduta del mio corpo libero

lasciatemi qui,

dove i fiori si vestono del rosso delle sue labbra

prendendo profumo dalla sua pelle,

lasciatemi qui,

dove il vento ruba al suo respiro per accarezzarmi dolcemente…

Lasciatemi qui,

solo con lei.

Lasciate che sia felice.

Lasciate che piova sopra di me la sua essenza.

Lasciatemi affogare in lei,

come una nave affonda nel mare…

la cosa che più ama al mondo | sorgente: https://www.google.it/ – 08/02/2018

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Cillo Carmen

POESIA: Titolo: Maggio non lo sa

Siedi. Non esiste il tempo, mi credi?
Vedi, è come le nuvole da cui cadi.
Rideresti se ti dicessi che neanche
io ci credevo e prima dei tuoi occhi,
nel cuore delle mie notti bianche,
contavo stupidamente i rintocchi?
Mesi. D’esser oggi, Maggio non lo sa.
Scesa è la sera: magari non voleva ancora,
era per esser bianca e tardar come una sposa.
Lo vedi che è una geniale stupidaggine,
una giustifica alla ricomparsa della fuliggine?

Sfuggirà per sempre ai calendari ed alle lancette
l’eternità delle parole dette, delle promesse fatte.

Siedi, canto come le muse, come gli aedi,
fuori tempo, casuale come un lancio di dadi.
La scattante lepre. La lentissima chelidra.
Io ci contavo, prima dei tuoi sguardi.
I granelli di sabbia della mia clessidra
contavo, credevo al presto ed al tardi.
Anni. D’esser bisestile, questo non lo sa.
Tornato è il giorno: al suo ritmo tieni testa.
Questa è una gogna, una grande menzogna,
che costringe alle odierne sfrenate fughe,
scagiona la comparsa delle sgradite rughe.

Taglierà sempre la corda agli orologi ed alle lancette
l’eternità delle parole dette, delle promesse fatte.
| sorgente: https://www.google.it/ – 08/02/2018

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Asci Davide

POESIA:
Amo il tuo essere te stessa

E non mi rendo conto
di quanto ti amo
finché non scende il sole
e le stelle con lo sguardo chiamo,
quando l’orecchio ode

il battito del mio cuor frenetico
ed io, però, paralitico,
sogno di piangere e volare.

Tra le acque salate
del nostro amare
dove giunge il sole d’estate

ogni poesia alla natura guarda
perché ama le stelle, le valli, i colli,
i raggi che cavalcan l’onda
con sopra i bianchi uccelli,
la gioia di vita e la certezza d’essere
emergono nel cuore
del gentil animo, amore,
amore mio,
oh guarda il buio estivo nascere
dalle vene del ciel sereno
ma l’animo mio, inquieto
cerca pace nell’illusione:
vana speranza e falsa occasione
oh sacre culture,
che l’animo mio incantate,
nutrite, rivitalizzate
e sento il profumo delle arti,
della storia, della magnificenza,
della natura incantevole, amabile
e scende una lacrima sulle guance
e brucia e ride di me sulla mia faccia
e guarda con me il mondo e la vita
andare via, venire, fuggire e rallentare
e sente ancora l’emozione impressa,
che gioisce, ama, soffre,
si illude, muore, rinasce,
si tuffa nell’esistenza infinita,
nel movimento incessante
di particelle incorporee
di sentimenti falliti e vinti
perché, poi, si affievolisce
respira,
soave | sorgente: http://www.google.it/ – 08/02/2018

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La Manna Lucia

POESIA: SEI GIORNI FA ERA IL MIO COMPLEANNO
Sembra sia passata un’eternità.
Il tempo è traditore come il vento che passa e se ne va,
come un fiore che sboccia e muore,
come un vulcano che erutta e s’addormenta. | sorgente: http://www.poetipoesia.com/concorso-poeti-e-poesia/ – 08/02/2018

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Vallante Donatella

POESIA: “Ha una stufa nell’angolo,
il salotto dei vecchi,
che resiste al suo posto
anche se in pieno luglio.
Una bambola vintage
che veste stantio
rintanata nel morbido
di un vecchio sofá.
E lì accanto alla porta
un carrello di tela,
quotidiano attendente
di un solo padrone,
trascinato per mano,
che fatica a star dietro,
come un bimbo riottoso
che pena ti dá.
Spunta poi una coperta
parcheggiata in poltrona
a tenere quel posto
che occupanti non teme,
invasione di ospiti
di un tempo che fu.
Da quel piano scordato
non si elevano note,
le bottiglie in credenza
non restano vuote.
Foto e quadri ti parlano
di un passato trascorso
mentre un cesto da frutta
ha trovato un riparo
che del freddo balcone
nostalgia non gli dà.
Una pendola oscilla
tra pareti silenti,
tra confetti scaduti
e parati infiorati,
tra i ricordi ed i farmaci,
tra il morire e l’esistere,
tra le pieghe già stanche
di un nuovo giornale.
Il centrino convive
con un vecchio cartone,
la ricetta del medico
col tostapane
mentre accanto a un bel grigio
c’è uno stinto marrone:
tutto ha un che di scomposto,
tutto ha un che di vissuto,
tutto può raccontare
pur se sembra taciuto.
È lo stesso salotto
a parlare da sè:
è racchiusa una vita
in sei metri per tre.” | sorgente: http://www.poetipoesia.com/ – 08/02/2018

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Cerboni Giuseppe

POESIA: Palpebre chiuse , gonfie di dolore
Trattengo le lacrime a stento
Stille di sangue di antiche ferite
Vene recise da affetti perduti
Vene recise da ricordi sbiaditi
Vene recise dalla indifferenza
Io , reietto all’amore
Io , errante vagabondo
Io , prigioniero dell’oscurit
Io , compagno della solitudine
Io , paradosso di me stesso
Quando termina il linciaggio delle ore ?
Dov’è la pace che sempre disperatamente cercai ?
Vorrei credere ancora che la luna mi sorride , ora che non vivo più la sua luce , ma confuso abbraccio le sue ombre.
Io , mendicante di emozioni ai bordi della memoria , guardo lontano , dove l’orizzonte muore , cercando il tuo volto e urlando nel vento il tuo nome . …… Amore.
?

| sorgente: http://m.facebook.com/ – 08/02/2018

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Frigo Vittoria

POESIA: Ritratto (di un orrore)

Un guscio vuoto, scavato,
ancorato a un letto freddo
dal sacchetto
pieno a metà di piscio e sofferenza.
Capelli neri perduti sul cuscino immacolato,
dove sono andati a finire?
Perché lasciano la tua testa,
sono forse i ratti che abbandonano la nave che affonda?
Pallidi occhi iniettati di dolore, le pupille
due pozzi neri
dilatati dalla droga.
I tuoi denti pallidi affondano
con poca forza
nelle labbra contratte,
e il respiro si mozza al ritmo dell#039;agonia.
Angoscia,
l’angoscia si tuffa nel tuo stomaco,
quel dannato demone non smette più di affondare le unghie
aguzze nelle tue carni deboli.
Ma avranno ancora sapore?
Il veleno
che scorre nelle tue vene
non le ha già fatte marcire?
Non riesco a vedere altro
che i lividi viola
che ti deturpano il ventre
una volta familiare e rassicurante
-morbido nido per noi uccellini intraprendenti-
è diventato
adesso
la tela rappresentativa
dello scempio.
Sembra quasi che il sangue scuro
sotto il velo fragile della tua pelle
voglia scrivere qualcosa,
forse un grido d’aiuto…
La vita scorre via,
fugge attraverso gli aghi indifferenti
conficcati nelle tue vene:
vedo l’essenza che risale il tubicino
trasparente
fino a sciogliersi nel sacco
rosso appeso sopra la tua testa,
macigno incombente, orribile presagio.
Non sei altro
che un cartoccetto di dolori e affanni,
con un piede da elefante e l#039;altro da scheletro,
morbida
di creme profumate
di cui ti cospargo
per sovrastare l’olezzo di morte e merda.
Essere scheletrico, diafano, moribondo,
debole e spaventoso,
dove hai nascosto mia madre?
Come hai fatto a divorarla da questo letto di ospedale? | sorgente: https://web.whatsapp.com/ – 08/02/2018

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Criscuolo Rosanna

POESIA: Gradiva

Cadono i tuoi baci come
Benedizioni
Sull’astro del mondo l’anello di rubino
Traccia
Longitudini di cuore
sconcerto ch’io pure
Abbia visto
La tua inutile bellezza | sorgente: https://www.google.it/ – 08/02/2018

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MIRIAM iacono

POESIA: IL FULMINE
AD UN TRATTO TUTTO INIZIA,
LA FEBBRE SALE,
SI MESCOLANO AMORE FAMIGLIA E FANTASIA.
E DA LI CHE HA INIZIO LA FAMIGLIA.
TUTTO SI EVOLVE E SPLENDE, E SI
SPLENDE !CON TUTTA LA LUCENTEZZA DI UN SOLE. | sorgente: https://www.facebook.com/ – 08/02/2018

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