Mirko Sarti

POESIA: la solita impressione, il reale vissuto il gioviale saluto che perdi ,le ragioni del cuore che discussero fra loro ed io mediai baci ed un sorriso, e io giurai che solo questo non e’ inferno non e’ paradiso e’ il colorato vivere delle farfalle che bruciano al sole scambiandolo per un soffice e caldo fiore, destino per chi vola ,destino per chi si sente una cosa sola, ma la vita del bosco torno’ a colorarsi come ogni mattino, l’ombra del gioco di un bambino che salta da un fosso al cuore con un sorriso , con un dentino solo, e il mondo disse buongiorno all’uomo….. Mirko Sarti 04/03/2017 – 04/03/2017

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annibale morsillo

POESIA: “Stazione di Rovereto …
è in arrivo il treno regionale …”
Parto, sto andando,
fortunatemente ho il passaporto.
“Stazione di Verona Porta Nuova …
è in arrivo il treno regionale …”
Parteciperò a un corso,
si parlerà di teatro.
“Stazione di Mestre …
è in partenza l’intercity …”
Chi conoscerò?
Ci sarà qualcuno interessante?
È notte, stazione di Zagabria.
Cammino vado in centro.
Ho sete! Acqua!
Mi hai dato il resto sbagliato
ma il dolce era buono.
Ducato bianco,
Balcani, Turbo Folk, Neve,
Tea gratis
offerto dal collega salito a Ključ.
Ancora Balcani
e poi Mostar.
Il Teatro, il corso di formazione,
i colleghi, le cene, la barba, l’abbraccio …
Il Ponte.
Europa, Cultura, Amicizia, Formazione
Casa. – 04/03/2017

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Rocco Catalano

POESIA: “Strazianti sussuri dell’anima”
Strazianti sussurri dell’animo.
Antonio aveva avuto da sempre nell’animo l’idea di scrivere una poesia vera. Una di quelle poesie che, una volta lette, rimangono impresse, per sempre, nell’anima e nella memoria di ogni persona capace di recepire il senso di: “amor che al cor gentil ratto s’apprende.”; ma aveva sempre rimandato a questa evenienza pensando che al titolo della poesia si sarebbe associato immancabilmente il suo nome: Antonio. Cosa, questa, che lo corrucciava parecchio. Riteneva questo nome non adatto ad un poeta. “Avrebbero potuto darmene un altro, Alessandro, per esempio”, pensava. Compativa nello stesso tempo i suoi genitori perché a loro non era stata data la possibilità di avere la sua cultura. Un’altra ragione dei suoi indugi era inerente al suo lavoro: faceva il bidello. Anche questa occupazione sarebbe stata sottolineata allorché la sua poesia sarebbe venuta alla luce e passata al vaglio della critica. Si consolava però pensando che altri uomini grandi, prima di lui, avevano svolto lavori ben più umili. Così, un giorno, anzi una sera molto tardi, quando a causa di questo pensiero non riusciva a dormire, si alzò dal letto, prese una penna, un blocco note, si sedette al tavolo e assunse l’atteggiamento riservato, confacente con la dignità propria di un poeta intento ad attingere i suoi versi dal cielo puro della poesia. “Un giorno o l’atro doveva pur accadere”, commentò con se stesso. Ripercorse con la mente i passi più significativi della sua vita e si fermò su di un episodio che gli era sempre stato caro e che custodiva nei luoghi più recessi dell’anima : quella ragazza con i capelli neri, uscita dal collegio in occasione della festa del paese, che lo aveva guardato per tutta la durata della processione e poi, all’imbrunire, quando stava per salire la scala esterna di casa sua ,si era girata per guardarlo ancora, con quel gesto della mano con cui si scostava i capelli dal viso per meglio osservarlo e fargli vedere i suoi occhi luccicanti. Quello sguardo limpido, non equivoco, pieno d’amore per lui, Antonio non lo aveva mai dimenticato, anzi aveva dato un senso alla sua vita. Ancora, a distanza di anni, conservava questo ricordo nella parte intoccabile dell’anima, come a non danneggiarne l’immagine scolpita nella pellicola della memoria con l’uso rivangante dei ricordi. Quel momento, Antonio, l’avrebbe saputo descrivere in modo poetico. Volse lo sguardo verso la finestra socchiusa e vi scorse, tra il telaio ed il battente, uno spicchio di cielo stellato. Antonio rimase impietrito. Un ricordo lo riportò sui banchi di scuola lontano negli anni, quando il suo professore di lettere, in cattedra, con i capelli spioventi su ambedue i lati della fronte, commentava i versi del “Poeta”: <<Vaghe stelle dell’Orsa, io non credea ancor per uso a contemplarvi sul paterno giardino scintillanti, e ragionar con voi dalle finestre di questo albergo ove abitai fanciullo>>. Gli venivano in mente le parole non udite, ma intuite, del professore, quando il preside gli rispose: <<Non se la prenda, professore, un giorno capiranno, anche a loro capiterà di ritornare alla casa dei loro padri e ragionare con le “stelle scintillanti dell’Orsa”, allora questi commenti entreranno nell’anima senza lo sforzo del pensiero>>. Antonio trattenne a stento un singhiozzo. Ora i suoi occhi fissavano il vuoto. Quando si riprese, disse a se stesso:<< No, non posso toccarlo, questo mondo appartiene solo a “Lui”! Se tentassi di avvicinarlo con la mia penna lo contaminerei, e al nome, Antonio, si aggiungerebbe anche “plagio”. Rimase seduto, chino sul tavolo. Dalla vallata sottostante giungeva il coro notturno dei canti degli animaletti delle notti estive ed emise una voce: <<papà!>>. Si scosse e temette che sua madre dalla camera accanto avesse potuto sentirlo. Si accertò che la madre in quel momento dormiva e ritornò al suo tavolo. Poggiò la fronte sulle braccia incrociate sul tavolo fino a quando il sonno e la stanchezza lo vinsero. Si alzò e sedette sul letto, poi, pian piano, scivolò sotto la coperta ed il tepore lo portò in viaggio per orizzonti irreali. E nel viaggio sentiva che i pensieri si snodavano e li perdeva uno ad uno. Il giorno dopo era domenica. Antonio si svegliò quando il sole era ormai alto e filtrava attraverso le persiane della finestra. Cercò subito di riallacciarsi mentalmente ai pensieri profondi della sera prima. Ma ora le parole con cui li aveva tradotti le scordava, ed anche quegli stessi ricordi che lo avevano commosso, li sentiva sbiaditi, insignificanti, lontani. Ma ciò che maggiormente lo scoraggiava era che sentiva mancargli la capacità di legarli fra loro con un filo che avrebbe dato un valore poetico alla poesia. Ad un tratto udì il borbottio della madre che parlava con se stessa, proveniente dalla stalla :<<è quasi mezzogiorno e ancora dorme, Voleva fare anche il poeta! >>. Quella voce, si ricordava Antonio con amarezza, lo aveva sempre umiliato, aveva spento in lui la forza di uscire da quella sua vita inutile, ed ebbe, per un momento, un sentimento d’odio per tutto quello che gli stava attorno.
– 04/03/2017

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Giuliana La Cognata

POESIA: Il tempo
Passa e lascia
ogni giorno
la sua firma
sul tuo volto.
Mentre nella
mente un tesoro
si accende.
Sono i ricordi
che il tempo
non riesce
a cancellare.
Sono i momenti
belli
quelli che niente
ti può rubare.
Guardarti allo specchio
unendo la linea
delle rughe
il disegno della vita
ora puoi
immaginare.
Giuliana La Cognata – 04/03/2017

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Barbara Gerini

POESIA: LO STORMO
Essere unico
per gli inetti pena la morte
mente indissoluta connessa cogenerata
Gigante aereo eternamente cangiante e identico.
Io sono lo stormo umano
lo stormo è me.

– 04/03/2017

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Antonio Nostro

POESIA: La mia anima
è piena di ferite…
non è facile guarirle
esse sono nascoste
lì nel buio dell’io
nelle parole
nei pensieri
sono pesi posti
su un carro pesante…
A volte si rompe una ruota
un altro pezzo va via…
l’anima si fa greve,ma…
un raggio di sole
un amore nuovo
un gatto che ti ama
senza riserve…
può salvarti da
una vita insipida!!!

– 03/03/2017

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FURIO PIETRO CITTADINO

POESIA: LA SPIAGGIA DELLA SOCIETA’/ STO ATTRAVERSANDO/UN’IMMENSA SPIAGGIA/LA SPIAGGIA DELLA SOCIETA’./CON MORTI SPARSI /LUNGO LA VIA/SON MORTI VIVENTI/IN QUANTITA’./NON HANNO VOLTI/SON RUMOROSI/LA VITA L’HANNO LASCIATA/UN PO’ IN LA’./MORMORANO TUTTI/NEL LORO SILENZIO/DI QUESTA GRANDE SOCIETA’./LA LORO MENTE/NON E’ PIU’ LORO/E’ DISTACCATA/DALLA REALTA’./E C’E UNA COSA /MOLTO POTENTE/CHE DIRIGE TUTTO/DI QUA E DI LA’./HO VISTO POI/UNA MANO TESA/GESTICOLAVA CON INTENSITA’./MA UNA SPADA/L’HA TRONCATA/E’ CADUTA SULL’ASFALTO/DELLA SOCIETA’./HO VISTO UNA DONNA/ERA TUTTA NUDA/CORREVA INCONTRO/LA SOCIETA’./MA TANTE SPADE/L’HANNO TRAFITTA/E’ CADUTA SULL’ASFALTO/DELLA SOCIETA’./TUTTE LE CASE/CON I CANNONI/ PUNTATI DI QUA E DI LA’./ANCHE ALL’INTERNO/LA LORO GUERRA/LA COMBATTONO/CON INTENSITA’./DUE GROSSE ZAMPE/CON ARTIGLI ENORMI/SI MUOVONO DI QUA E DI LA’./SCHIACCIANO TASTI/COLLEGATI CON TESTE LUMINOSE/NELLE CASE/DI QUESTA SOCIETA’. L’HO SCRITTA NELL’ANNO 1984. – 03/03/2017

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Andreina Guarda

POESIA: Amare.
Amare come un girasole,
essere romantico come un girasole,
dedicare la vita come un girasole.
Imparare dal girasole..
ha occhi solo per il suo amore,
rincorre solo lui,
dedica la sua vita ad ammirare il suo
Sole.
Amare come un girasole. – 03/03/2017

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Sergio Figlioli

POESIA: Canta e sogna figlia mia fino a quando note avrai. Sai, ai potenti delle stelle non importa proprio niente.Fan la guerra coi cannoni ed ingozzano milioni e alla gente disperata tolgon pure la posata. Dai palazzi in stile antico si riservano l’arbitro di sentenze e decisioni tutte fatte a precisione. Goffi e grassi di potere non fan altro che sedere su poltrone larghe e rosse per spartirsi le risorse ed a quelli che chiedon aiuto fanno un cenno di saluto. Canta e sogna figlia mia fino a quando voce avrai. Sai, ai potenti e ai dirigenti l’urlo lieve della plebe non li sfiora mentalmente, tutti a caccia di consensi si dichiarano vincenti ed al cospetto della Giustizia si proclamano innocenti. Fanno a pezzi il Bel Paese con la lama di un coltello ed in mezzo a guerre dell’altro mondo fanno come un girotondo. Non riducono le tasse, accrescendo le carcasse ed ai ladri ed ai mafiosi offron doni vantaggiosi. Con la forza del comando danno luogo al grande inganno e alla gente che ci crede restan solo le sorprese. Canta e sogna figlia mia, tu sei un fiore, è così sia. Sergio Figlioli – 03/03/2017

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Italo Di Giuseppe

POESIA: il cielo a settembre,
è un cielo che aspetto
è una pausa che riflette
in attesa che nasca,
quell’amore che l’estate non ebbe
se non il ricordo
del tempo che persi
ad aspettare quel fiore
cercando cercando
si muove l’anima
e si desta allo sguardo alto
infondo ricordi
hanno creato coralli
restano appesi
sperando al ritorno
dal mare il suo profumo
di schiuma
appare l’alba
così tratto dal profondo sognare
ora calmo
da poterla abbracciare
non è più sale
ora ricordo
quel prezioso riccio d’amare
vedendo te al mio fianco
per quel viaggio salpare
per quella terra di mare
Italo 3 marzo 2017 – 03/03/2017

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