POESIA: VOLTI:
Volti che si dimenticano con il passar del tempo,questo è il
Non ricordo di una vita appiena, via via va frantumandosi di giorno in giorno, il tuo cammino si fa sempre più breve.
Volti che ti appaiono e a voi sembran conosciuti in chissà qual luogo, la dove mai sei stato ma ti par di aver già conosciuto, quale dubbio o certezza ti offuscan la mente, ma con perplessità gli occhi tuoi si ferman fissi sui volti a cui non vedi. – 07/03/2017
Mese: marzo 2017
BRUNO AURISICCHIO
POESIA: Una calma sclerotica.
… e quella scia bellissima
della luna
che serena si specchia
nel placido mare
appena increspato.
Passate le tempestose
onde sulla rumorosa
battaglia pietrosa
non si sente
il solito rimbombo
del mare.
La calma sclerotica
imprigiona il cuore
ed il battito si é
fatto fioco,
molto fioco,
quasi impercettibile.
Sin anche il turbinio
delle stelle a iosa
che occupano lo spazio
infinito del cielo
sembrano immobili.
Quella calma del mare,
delle stelle,
del cosmo intero
conduce il pensiero
alla dolcissima melodia
del Chiaro di luna
di un fantastico Debussy.
Ispirazione divina
al limite della natura
ormai
incontrollata, violata,
persino violentata
dall’uomo.
Raggio di luna sul
mare, scia luminosa
ispira la bellezza
del creato
e
spargi, ancora una volta,
il polline della bontÃ
intorno.
opera inedita.
Bruno Aurisicchio.
– 07/03/2017
stefano cavallini
POESIA:
Fuggire dall’inferno
Si può fuggire dall’inferno
dove le anime sono legate
al dolore e urlano la loro disperazione
immerse nelle fiamme del disagio.
Altissime anime che vivono nei loro mondi
tenendo chiusi i diavoli dentro se stesse
imprigionandoli in questo luogo spaventoso.
Altri demoni arrivano senza avviso
a popolare i sentimenti martoriati.
I demoni che vivono di questa inquietudine
sono ritornati nella speranza dell’ aiuto degli inferi,
e l’inferno li ospita volentieri.
In queste anime all’inferno inferno riemerge la vergogna
del cammino fatto per sopravvivere.
Mentre il mondo continua nel suo cammino
inizia la pazzia della mente che diventa
il luogo dell’orrore e del bisogno
e Inventa trucchi per ingannare la vita e la morte
che sono le padrone dell’ universo.
Un universo emotivo
Cosa può fare la mente se non caricare l’ anima sulle spalle
e riportarla agli inferi
sentendomi cosi derubata dell’innocenza nella quale
mi sento al sicuro ma indifesa.
Da questo momento il dolore e il terrore sono insopportabili,
sono tradita ancora una volta nell’anima e nel corpo
e mi frantumo e mi sdoppio,
in uno si è cattivi e nell’altro si sta meglio.
Per vivere ho costruito mondi paralleli
che non si possono raccontare
perché forse non sono creduti veri.
E io sarò qui ad aspettare una vita migliore
nella giungla dell’affetto
dove si agitano le difficoltà dell’esistere.
(ad Alice dentro e fuori dal sogno)
Stefano Cavallini – 07/03/2017
Domenico Falino
POESIA: Al macello
nel macello
tra avanzi secreti
rappresi
io sono interdetto
possibilmente imperfetto
brandendo lo scettro
taccio
così
recita e inganno
crescano – 07/03/2017
Silvestro Pisano
POESIA: Come l’ immenso mar mantengo ogni,
mite nuotar nuotar nei ricordi sparsi.
Pesci in memorie, delfini in sogni;
malinconia. graffi su sassi.
eternamente nuoto cercando
benessere leggero provando
la cara nostalgia. Ti vedo
e abbraccio una nuvola e tremo
Corro contorcendomi su di una
costola. Corro da un corvo solo
con l’ occhio scuro e cupo e buio.
Scorgo poi da lontano oro in te
Scappar e fuggir a niente danno
Scappar e fuggire niente fanno
Scappar e fuggir qua porteranno
Scappar e fuggir da tutti lontano
uscire dal mare e volare,
gioire su all’ alto bianco velo.
velo velato ti sfido nudo
regalando al mare candido,
dolcezza.
Saggio mare tu ogni custodisci,
gelosamente conservi dentro,
come l’ aquila coi picci, nutrisci
queste mie impronte sopra il bagnato – 07/03/2017
Antonio Nardo
POESIA: L’EPITAFFIO SULLA BOTTIGLIA
Beatitudine
ti cerco e ti trovo sotto mentite spoglie.
Nelle tinozze gremite,
stantie,
tra coppe di re,
sudate, in vesti di lana, le dame
versano caste risa di piombo
dilapidando.
Assuefatti,
i pochi Superstiti del Regno non forzano più verso un lieto sipario.
Mendica un sorso alle sacre mammelle il Figlio Accecato.
Ha l’affanno, povera figura!
Prono,
a cadente sollazzo congedato,
su cime come tetti divelti
evacua una sciolta fuliggine scura.
Pregno di spruzzi
attorciglia la fame tenace e applaude svestito all’ordigno industriale,
delicato strumento di cordoglio:
il nettare di malto.
E’ l’esilio dal sontuoso banchetto?
Arretra la Notte
di colpo giovenca
e sui lidi ghiacciati si sfalda l’Estrema Tirannide.
Destituito dal Principe Inganno,
il sonno,
Palmipede d’asfalto,
ai gusci titanici si assottiglia penando:
brutale è la falce che adopera
pur se alle dolci fronde si tende
spoglia il frutto e lo avvizzisce all’immondo imminente.
Ignaro del mostro,
fato dell’Una Sventura,
ciondola il viso il Fanciullo,
smarrisce la strada e disperato poi urla:
«Divorami!
Se sono nutrimento per la TUA esile metà !
Oppure lascia che il mio danno rinvenga in taciturne spose!»
L’Esigenza Primaria ha inaridito la vicenda:
quell’inutile diverbio che l’essere scisso scambia per inappagata voglia.
Del Piacere cui stappo a vita
non rimane che l’Epitaffio appena inciso
sbiadito
su una vivida bottiglia. – 07/03/2017
Maria Grazia Crozzoli
POESIA: Sedute su una zolla,
il vento tra i capelli,
il tuo muso sulla spalla.
Lo sguardo rivolto lontano
Il nostro respiro
all’unisono,
la brezza che suona
tra le betulle.
Respiro,
sorrido,
vivo.
Un momento intenso
che non avrà più eguali – 07/03/2017
Giovanni Onnis
POESIA: Salvezza d’un airone ferito
Era laggiù
tra piante lacustri,
gridò
poi forte nel cielo.
Laggiù nell’acqua
rispecchiò tutta la volontà ,
la vitalità tinse di grigio
per quella sua liberazione,
ma
quell’ala ormai spezzata, no,
non s’apriva più al ciel
dal dolore.
Quella mattina,
lì, non si vedeva che
una volpe andarsene,
fu con un colpo d’ala
che si era
impigliato in mezzo ai rovi
e un uomo lo salvò.
Fiero restò
tra tife e ninfee,
fissò poi
gli occhi nel cielo,
ma la paura
non turbò la sua gran volontÃ
di lottare ancor, là nel suo mondo,
non inclinò mai la testa sua,
l’airone cinerino, no
non poteva volar
con quell’ala.
Le mani d’uomo,
poi, lo colsero con cura, e
guarì amato, e un dì
aprì le ali grigie
e volò
via nel cielo verso il lago
con la sua livrea.
– 07/03/2017
Elisa Scaldaferro
POESIA: Sogno Nostalgico
Questa notte ti ho sognato,
si amore, ti ho sognato accanto a me.
Un refolo gelido e pungente
ha fatto rabbrividire il mio corpo inerte
facendolo sussultare nel sonno convulso.
Febbricitante e ansimante mi sono ridestata
nella fitta penombra della stanza da letto.
Ho udito un mormorio sommesso,
simile ad uno sfarfallio d’ali,
talmente flebile che solo
il cuore acuto di un’innamorata poteva arguirlo.
Echi indecifrabili, remoti ed evanescenti,
provenienti dall’aldilà ,
hanno lambito le mie orecchie,
la mia mente confusa.
D’improvviso, mi sono sentita avvolgere
da una bruma leggiadra
e sospingere verso l’alto
in un abbraccio etereo,
in un anelito reminiscente e familiare,
emesso da chi, in un’altra vita, è stato il mio dolce sposo.
La sua anima, più forte della morte,
ha oltrepassato i cancelli dell’ade,
per poter sussurrare, un’ultima volta,
frasi d’amore eterne.
Un giorno ci ritroveremo
e allora sarà per sempre. – 07/03/2017
Marilena ZandonÃ
POESIA: VENESSIA
Ea ze sempre un mistero
sta città .
Ea ga un mucio de robe
sconte drio i cantoni.
D’inverno
co ghe ze ea nebia,
ea diventa come
na dona timida.
Nee cae
se vede soeo
l’acqua del canal.
Ea zente sparise
sotto e sciarpe e i capei.
I gondolieri
continua a remar
e a portar coe iore canzon
el soriso anca a chi no vol.
Co ghe ze el sol
a Venessia se ilumina tuto.
L’oro dei palazi risplende
e fa brilar i oci e el core de chi la varda .
Marilena ZandonÃ
(Traduzione)
VENEZIA
E’ sempre un grande mistero
questa città .
Ha un sacco di cose
nascoste dietro gli angoli.
In inverno
quando c’è la nebbia,
diventa come
una donna timida.
Nelle calle
si vede solo
l’acqua del canale.
La gente sparisce
sotto sciarpe e cappelli.
I gondolieri
continuano a remare
e a portare con le loro canzoni
il sorriso anche a chi non lo vuole.
Quando c’è il sole
a Venezia si illumina tutto.
L’oro dei palazzi risplende
e fa brillare gli occhi e il cuore di chi la guarda.
Marilena ZandonÃ
– 07/03/2017