Pier Francesco Betteloni

POESIA: Titolo poesia : Donna in me, Donna in te :

Mi guardo allo specchio e vedo te.
La mia Anima, nel vissuto,andar vorrebe,sol per i tuoi occhi, su di me…. aver

Accarezza la mia pelle, entra nel mio Spirito, nel mio Io.
Entra nella mia Testa, vivi nel mio Cuore.

Il mio presente, con te nel divenir,sol per il nostro Futuro….costruir, ma ora spegni il fuoco che in me… Divampa.
Con i tuoi baci, le lacrime d ‘ un infinita storia….asciuga.

Accarezza le ferite d ‘una antica vita, e forzainfondiin questo stanco corpo.

Tu compagna di vita, tucompagna d ‘ avventure, tu dolce Donna del mio ieri, tu dolce sicurezza del mio oggi, tudolce felicità del mio domani, gli occhi tuoi dammi, e con essi, la mia….Forza, la mia ….Femminilità, sempre felici saran.

Grazie, grazie dolce Donna della mia vita, sempre più Donna, sempre più Innamorata, sentir mi fai.

– 06/03/2017

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clelia moscariello

POESIA:
Candido
Sei entrato in sordina,
in punta di piedi nella mia vita,
e mi hai coperta di petali,
che non avevano nulla a che fare con le rose,
erano fiori di campo,
freschi di poesia,
una luce nuova che la mia fervida fantasia non riusciva ad immaginare,
il mondo è mio,
candido come il mio viso latteo,
ma non mi imbarazza più la sua dolcezza,
la dolcezza che viene solo dal non avere più paure
– 06/03/2017

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Luigi Massimo Bruno

POESIA: MARCINELLE

Ricordate ancora quando partimmo?
Gli occhi allegri e il sorriso pronto,
la nostra pelle ancora bruna
figlia del sole che nei campi
bruciava gli occhi
quando all’alba, d’estate,
già sulle zolle piegava
alla fatica nostra giovinezza.
Sulle nostre mani
già grosse e dure
correva il filo impaziente
del nostro furioso coraggio:
fame e rabbia, andar via!
per dimenticare i rattoppi,
le quattro sigarette contate,
le inutili bestemmie
e i giorni vuoti buttati in piazza.
Così andammo via
stipati nei treni, come tradotta
ci portava in guerra
cercando lontano, fin lassù,
nel grigio paese d’un livido sole
i pochi soldi da avere in tasca,
una cravatta, la brillantina
e una camicia pulita il sabato sera.
“Nè cani né italiani”
era scritto sulle porte;
gente chiusa tra parole diverse,
noi sfrontati nelle “salles de bal”,
ubriachi di solitudine,
per rubare un sorriso, un “giro”,
a pallide ragazze intimorite.
Arrivammo lassù, eravamo solo carne,
braccia di giovani schiavi
in cambio di carbone.
Scendemmo fino in fondo al buio
nel pozzo che ci stringeva alla gola,
contando i giorni per tornare a casa.
La chitarra, le canzonette,
le fotografie, birra, vino
e qualche bacio non bastarono.
…Salvatore, Rocco, Felice, Attilio,
Guerrino, Santino, Donato…
Eravamo in tanti,
più di cento a morire!
Laggiù siamo rimasti per sempre,
terra nella terra,
uno vicino all’altro
per farci coraggio,
con negli occhi ancora
nuvole e sole di nostra terra antica.
Urlammo in fondo al pozzo
maledicendo il Dio
avaro dei braccianti,
l’angelo nero che ci soffocava.
In fondo ai tunnel, notte per noi,
lassù era mattina,
lasciammo giovinezza e miseria,
gli occhi allegri a bere con gli amici,
i baci e promesse scambiati nel partire.
Sognavamo di tornare,
in piazza a far romanzo
della nostra avventura.
Ma muti tornammo per sempre
e il campo ci copre ormai
dove sudammo un giorno
per contenere appena
stomaco e arsura.
Muti tornammo all’aria,
ci tolsero al buio,
era agosto in cielo,
mentre la gente urlava ai cancelli
nomi sconosciuti.
Dal fondo ci raccolsero
come sacchi di nero carbone
e tornammo poveri corpi stremati,
ancora uno all’altro vicini
nel viaggio fino a casa.
Ora in silenzio dormiamo
nei campi che conobbero
i nostri piedi nudi,
sotto gli ulivi, sulle pietre
mangiando il nostro pane.
Sognammo tutti una terra
per noi di frutti e di grano,
di figli contenti e l’amore
di chi ci volle per sempre.
Come ci chiamavamo?
…Francesco, Michele, Pasquale,
Raffaele, Angelo, Emidio…
Eravamo in tanti, più di cento.
Un giorno partimmo.

Di Luigi Massimo Bruno
25 Febbraio 2017 – 06/03/2017

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Tommaso De Marchis

POESIA: Capisci che sei diventato grande quando dopo la sigla del telegiornale invece di cambiare canale stai in silenzio,quando il fantacalcio diventa una noia assurda.
Capisci che sei diventato grande quando scarti l’ovetto kinder entusiasta solo per la cioccolata o quando nessuno ti convince più con l’entusiasmo di prima a fare qualcosa che non vuoi fare.
Capisci che sei diventato grande quando non hai comprato e nemmeno comprerai l’ultima edizione di Fifa o quando “se non vuoi studiare vai a lavorare…”
Capisci che sei diventato grande quando fai il primo curriculum o quando da grande non vorrai fare più il calciatore…
Capisci che sei diventato grande quando prima di parlare conti fino a 3…non di più..o quando i capelli te li asciughi senza che nessuno te lo dica..adesso sai le conseguenze!
Capisci che sei diventato grande quando se vuoi andare a Parigi non è più per Disneyland o quando non ti scappa più un sorriso se senti una parolaccia.
Capisci che sei diventato grande quando:”Ti ricordi quella volta?” o quando ti chiedono se vuoi il caffè.
Capisci che sei diventato grande quando in un discorso cogli qualche doppio senso ma fai finta di nulla o quando realizzi che il prete non è per forza il più bravo del paese.
Capisci che sei diventato grande quando passa una Ferrari e non lo urli più a nessuno o quando al ristorante se ordini le patate ti portano quelle al forno e non quelle fritte.
Capisci che sei diventato grande quando:”sicuramente c’è qualcosa sotto” o da quando suoni il campanello e non scappi più.
Capisci che sei diventato grande quando usi il ventilatore solo per rinfrescarti e non per modificare la voce o quando non compri più le scarpe un po’ più grandi.
Capisci che sei diventato grande quando apprezzi quello che hai,quando non fai distinzioni tra razza,religioni o culture;quando non giudichi persone che hanno un orientamento sessuale diverso dal tuo,quando capisci che la loro felicità non va a ostruire la tua e quando ti accorgi che non capirlo non è né da grandi e né da bambini ma solamente da idioti…
– 06/03/2017

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Carla Arduini

POESIA: L’ amore è un sentimento molto grande che non tutti i cuori riescono a sostenere. Nella sua potenza prende ritmi diversi si fa sentire come se fosse un tamburo per farti capire chi è importante davvero…….. – 06/03/2017

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Raniero Iafanti

POESIA: “Prima dell’universo”

L’amore è
quel ponte
che unisce,
mescolando
dolcemente
i sentimenti
ai brividi
della carne,
dove prima
ancora
che nascesse
l’universo,
ci venne l’idea
di inventare
i segreti
e i sensi
più intimi,
dei nostri
eterni desideri. – 06/03/2017

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Armando Civale

POESIA: Ragazza nera

Infantile candore
occhi lucidi semplici
timidi come quelli d’un pulcino
che rifrangono i colori
della foresta del cielo del sole
dell’incanto africano
rimasto ricordo lontano
da quel giorno allorquando
in cravatta quei corvi comparvero
nel tuo ameno selvaggio villaggio
promettendo prosperità e ricchezza
a te se li avessi seguiti
e ai tuoi fratellini lasciarono
una radiolina in regalo
e ai tuoi genitori allibiti
assicuraron griffati vestiti.
Ora, dolce fanciulla nera,
su questa strada asfaltata
sono tristi i tuoi occhi
perché non posson più vedere
l’azzurro africano lontano
e la malinconia t’assale
perché mai più correrai
libera
nella tua savana.

(Mormanno, 10.07.20

– 06/03/2017

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Piergiuseple Pignalosa

POESIA: Gli uccelli

C’é stato un tempo in cui odevo solo gli uccelli, cinguettavano per festeggiare ed io con loro ridevo di gioia.
C’é stato poi il tempo della noia e della guerra, della terra… E poi dinuovo il sole , e gli uccelli, e il vento tiepido della primavera. – 06/03/2017

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MONIA PIN

POESIA: Marzo è un accenno di poesia,
una strofa cantata da vento
che lieta indugia
sul capo dei timidi bucaneve.
Marzo ha in sè
l’ultimo sigillo d’inverno,
si sente nell’aria ancora fredda
che spira insistente tra i rami spogli,
ma semina già le prime impronte di vita,
spargendo quà e là impercettibili segni,
come teneri barlumi di una rinascita
incarnatasi nelle piccole gemme.
Marzo è la speranza,
rimasta a lungo sospesa nei cuori,
è un poema silenzioso che placa l’attesa,
è la resurrezione d’un mondo spento
che ritrova in sé
provvidenziali crepuscoli di speranza.

Monia Pin – 06/03/2017

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anna dipiero

POESIA: L’ho lasciata andare anni fa
lo ricordo bene,
salì improvvisamente dal profondo come il vomito.
Mi ero detta: ora è nell’abbraccio di Qualcun’altro.
L’ho lasciata andare
ma non ho smesso di rimproverarla
per ciò che mi ha negato
per esser stata troppo assente
per non avermi aiutato nelle mie potenzialità.
La richiamavo
a volte la richiamo ancora.
Forse, quella maledetta ombra è lei … – 06/03/2017

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