Vincenzo DAndrea

POESIA: Me l’aveva detto Mariangela che a usare troppo colore vien fuori un disordine inarticolato
Che bisognava impastare i colori per accendere la tavolozza sul bianco dei pensieri
Io ho usato invece le braccia, le mani, il corpo, senza risparmi ed equilibri,
perché nessuno mi ha insegnato a disinnescare il caos che divora l’azzurro
Me l’aveva mostrato Mariangela che a divorare le emozioni si lascia indigesto il cuore
Ma non ne ho avuto cura e ho imbandito sull’anima i tuoi sorrisi più belli e non era mai abbastanza
Me l’aveva scritto Mariangela cha a correre troppo in fretta si perde di vista la meta,
che talvolta restando fermi si raggiungono meraviglie già in atto,
ho corso scalzo affannosamente smarrendo la strada di casa – 20/04/2017

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Marc de’ Pasquali

POESIA: Concezioni
di Marc de’ Pasquali

Cosa farai mia Concezione
mio pezzetto di carne
mio puntello in funzione
mia duna, mia focaia
gioia al di là dei peli
bocca di puma, fede
poi fatal futura noia
che faresti senza me
cosa farai davvero
nerore dai mille ormoni?
Massì, al solito
un botto, un rogo, un morso
una scala guerriera
la miseria d’un ricorso…
E quel pezzetto – dio vago
di luna d’Oriente Occidente
sopra te – già, cos’è?
Una pezzuola che sfiata
forse lustra, mezza turca
assoggettata a lotti
alle sètte, alle sfasi, ai bagni
a guisa – urca! – genere sfottii
infatti noi, due anfratti
ingoiamo e scar-ti-amo
io in Vietnam, tu a Pisa.
– 20/04/2017

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Vito Iannella

POESIA: Ho riposto in te

Ho riposto in te
tutti i miei dubbi,
le mie certezze,i miei vari umori,
il mio io,
e te con le tue braccia
stai cullando i miei sogni,
con le tue mani
stai dando luce al mio futuro.
In silenzio,
hai saputo dare forma
alle parole che vivono
dentro di me.
Ti ho conosciuto cosi,
per puro caso,
e nonostante momenti di buio,
mi sei accanto
e mi ascolti
più di qualsiasi altra cosa al mondo. – 20/04/2017

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Luigi ramini

POESIA: Che sia tutto così “solito” e dal periodo scandito

Che sia tutto così “solito” e dal periodo scandito?!
Il giorno in cui si è dissolta la spiritualità ..mi fiacca, e regna
l’ansia della becera quotidianità, di materiale consumo,
in un divenire, ove si estingue la fiaccola dell’ardente prodigio.
Indubbio che non sia il Tutto così precisato?!
Puoi intendere di far parte di un Disegno interminabile,
ingranaggio, in un Era adiacente al tuo Presente?!
è tutto un incanto di sensazioni eterne, che da sempre ti accompagnano,
che sono la tua Vita …e stimolano inevitabilmente i tuoi volgari appetiti.
– 20/04/2017

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FRANCO CALLEGARO

POESIA: L’EXTRATERRESTRE

Lo vidi, era un pianeta bianco e azzurro,
natura rigogliosa e generosa,
creature delle forme più diverse,
vivevano una vita laboriosa.

Mi parve, una di loro, più evoluta,
aveva un non so che di superiore,
qualcosa che sapeva collegare
le forze della mente con il cuore.

Aveva costruito alte torri
e ponti e strade e dighe e gallerie,
castelli abbarbicati sopra i monti
e porti e navi e treni e ferrovie.

Piramidi su sabbie del deserto
e una muraglia lunga un continente,
l’avevo già intravista dalla luna,
tant’era colossale ed imponente.

Ma era nelle arti che sfiorava
il genio e la grandezza del Creatore,
in quelle raggiungeva vette eccelse
ed affiorava tutto il suo valore.

Ma d’improvviso, un botto, squarciò l’aria,
e vidi schegge correre impazzite,
creature s’accasciavano per terra,
orrende e sanguinanti le ferite.

M’allontanai di fretta con la nave,
credendo si trattasse di un errore,
ma, in quel pianeta bello e fortunato,
scorrevano dei fiumi di dolore.

Vidi foreste immense rase al suolo,
torrenti, fiumi e laghi prosciugati,
magnifici animali d’ ogni specie,
per voglie capricciose sterminati.

Vidi giganti uccisi dagli arpioni
e mari dalle reti depredati,
le bocche delle alte ciminiere,
sputare fumi neri avvelenati.

Vidi bambini uccisi dalla fame,
in luride capanne fatiscenti
e madri che soffrivano in silenzio,
stremate dal veleno degli stenti.

Ne vidi altri con il volto adulto
strappare il sasso nero alla miniera
ed altri che scoppiavano se stessi,
credendo fosse quella una preghiera.

Vidi ragazzi sfatti dentro ai parchi,
morire sopra gelide panchine
ed altri che gettavano la vita
in mano a cosche perfide e assassine.

Vidi bambine scendere dal monte,
per vendere innocenza in riva al mare
ed altre soggiogate da un frustino,
costrette ad ubbidire e lavorare .

Ovunque vidi donne maltrattate,
picchiate, violentate, seviziate,
vendute, barattate, ricattate,
persino da una fede lapidate…
e vecchi, quanti vecchi abbandonati,
lasciati soli senza una carezza,
nessuno li badava, li ascoltava,
nessuno ne voleva la saggezza.

Ovunque dilagava l’ingordigia,
un’insaziata voglia di potere,
ovunque era una corsa forsennata
a comandare gli altri e possedere.

Da lì nasceva tutto quel dolore,
quelle ingiustizie e quelle nefandezze,
quelle miserie e quelle povert
e quegli sprechi orrendi di ricchezze.

Ma ormai era giunto il tempo di partire
da quel pianeta strano e controverso,
che prima m’era parso un paradiso
ed ora mi sembrava un mondo perso.

Un giorno, tuttavia, sarei tornato,
curioso di vederlo ravveduto,
oppure ancora in preda alla violenza
e, nelle spire orrende, ormai perduto.

“ Arrivederci piccolo pianeta,
che tieni tra le mani il tuo destino.”
lo vidi scomparire all’orizzonte…
nel grande firmamento… era un puntino. “

– 20/04/2017

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Sergio Gentile

POESIA: MARCO….

Marco….
Ciao….
Grido per te….
Gridiamo tutti per te….
E per tutti quelli
che hanno fatto
una fine orribile
come la tua….
Si….
L’urlo di giustizia
s’innalza
senza paura alcuna
e senza timore
di nessuno….
Ma perché
è così difficile
applicare la legge….
Nemmeno dinanzi l’evidenza
vogliamo fare giustizia….?
L’uomo
che con le sue leggi
vuole fare disfare
e rifare
non è capace
di applicare l’evidenza
di questa brutalit
come molte altre….
Si
è vero
che si ha il diritto
di difendersi ma
qui si difende
l’indifendibile….
Marco….Marco….Marco….
Colomba bianca
tu
un cielo azzurro
senza nuvole
che questi esseri
hanno fatto si
che il tuo cielo
si riempisse
di turbolenti bufere
inaudite e brutte
e brutalmente applicate
con spiccata volont
di fare del male….
Diabolici voi esseri immondi
e diabolico è
il vostro fare male….
Il vostro Diabolico vivere
vi si ritorcerà contro
fino a farvi bruciare
mente anima cuore corpo
così da capire
che cosa avete fatto…..
Marco….Marco….Marco….
Grido e Gridiamo
tutti insieme per te
e per tutti coloro
che come te
hanno fatto una fine orribile….
Si….
Tutti noi caro Marco….
Colomba bianca
tu
un cielo azzurro senza nuvole….
Tutti noi vogliamo e Gridiamo….
Giustizia per Te….Marco….
TuttiNoiSiamoMarco…….

(Per Marco Vannini)

Sergio Gentile
19.04.2017. – 20/04/2017

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Stefano Perruccio

POESIA: Domani.

Scendo le scale
con il cuore in mano e la testa dispersa
in un altro altrove,
ti aspettavo!
Ti volevo
ed ancora ti cerco,
nel buio assoluto di un amore incompreso,
nella sollecitudine
ragguardevole
di un disperato innamorato,
il quale ti guarda
standoti in fronte
e chiudendo la porta degli Inferi.

Risaliro’ le scale,
con un sorriso:
eccolo! E’ già domani!
E’ già Paradiso!
– 20/04/2017

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Gabriele Beltrami

POESIA: Cronos e pathos

Negli occhi resta ormai
poco spazio da occupare:
i ricordi, umidi per il peso
ed il logorio del tempo,
non regalano altre storie.

Ma il cuore non ha limiti,
né strategie alienanti:
il suo battere incessante
accelera e scavalca le paure,
offrendo indizi di un domani.

Ritorna allora un fremito,
un silenzioso impeto
che muove allo stupore,
svelando ancora all’uomo
inattesi angoli di vita. – 20/04/2017

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Concetta Carmeni

POESIA: A te
Quattro scatole di latta
sono lì in bella vista
sulla tua scrivania.
La prima riempila d’amore
perché è l’essenza stessa della vita
è carezza che allevia il dolore
è nuvola soffice su cui volare.
La seconda riempila di rispetto
per te stesso
per chi vive al tuo fianco
per chi, semplicemente,
ti passa accanto.
La terza riempila di onest
di pensiero e di azione,
in ogni attimo di vita
nel lavoro o in una relazione
sarà il tuo modo di essere uomo.
L’ultima… riempila di sogni,
i più belli che tu possa immaginare
e poi corri, inseguili fino a stanarli,
costringili a diventare realt
a far parte di te e condividili:
un sogno, se sei solo,
resta un sogno a metà.

– 20/04/2017

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Mario Banella

POESIA: IL LAVORO LA SCRITTURA E L’AMORE
D’aver visto i suoi sogni appesi per le stelle
immaginava questo
il giorno che vide allontanarsi ogni cosa
dalla sua vita
anche quel minimo segno di esistenza
il senso del lavoro
il mestiere della scrittura
il dovere dell’amore
– 20/04/2017

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