POESIA: I GIARDINI DELL’EDEN
Siamo due alberi
che crescono assieme,
ma i demoni intorno
ballano a ritmo di strani tamburi.
Sì, ci innalziamo,
ma più le nostre foglie verdeggiano
più i fiori impazzano..
I rami si cercano,
le radici si sfiorano e sfaccettano,
eppure io ti guardo, destarti, sola,
senza il mio abbraccio che possa darti bacio..
passeri inattesi si posano pel tuo tronco..
nidificano miei pensieri,
e tu, sei sempre affianco, e basta.
Zizzanie crescono alla base,
ci sussurrano, come fantasmi,
disastri ed obiezioni, cementificano.
Noi alberi non potremmo volare
né passeggiare assieme;
siamo costretti a vederci
senza mai toccarci.. sui marciapiedi..
Non sentivo un’armonia sì da mille sterpaglie..
Senti? I grilli suonano una melanconia:
La nostra! E spaventapasseri
ci gridano l’«attenti» stregati.
Ballano le spighe adagio
ed i soffioni stringono amori.
È uno spettacolo.
Di camini tabagisti,
vagabondi senza retaggi e cani,
ululati maestranti in festa.
Le piazze! Le piazze luccicose.
Non abbiamo labbra eppure esce rosso
dalle nostre cortecce strusciate.
Lacrimano le nostre gambe.
Ma dimmi dove vorresti innalzarti
senza sosta, da me, senza passaggio.
La civetta ci spiega la natura,
ma noi ignoriamo le tetralogie.
Le regine luccicanti soffiettan latrati infiniti.
Eppure noi siamo vergini sterpaglie.
Qualcuno in questo bosco ci ha donati,
eppure le mele sono ancora rose sgusciate.
Sai, la vita nei campi,
la solitudine in festa,
la nostalgia di uno stormo a bella vista..
nostri ricordi manifesti,
quando cade la foglia tua
e scia sulla mia resina gialla. Piango – 18/01/2017
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