Sofia Pettinari

POESIA: In un giorno di novembre

Sì dolce il candido verde manto
di brina fatto,
e soave per gli occhi,
come miele,
la vista di tale vastità.

Sovente ricordo
quel momento andato,
mai più avvenuto …
e par che mi sussurri: … “Memento” …
Solo allora il sole
la brina in rugiada faceva.

Ora, coi miei passi sola,
calpestando,
le mie orme
tolgono la brina
dal folto manto
dell’anima mia.
– 13/01/2017

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Giada Bruschi

POESIA: Ci eravamo spogliati, si,
Ma delle nostre paure.
Io,
Distesa sul tuo petto
I nostri respiri all’unisono
Il freddo pungente
Le nostre pelli però imperlate di sudore
Le tue pupille dilatate che cercavano la luce
E io, io cercavo te.
Il mio cuore urlava
Volevo confessarti tutto il mio amore
Ma era quell’amore così grande
Che inconfessabile.
Questa volta mi ci persi
Nelle tue pupille
E la tua imperfezione
E la tua perfezione
Erano riflesse all’interno.
In quel preciso istante
Capii
Che io e te
Saremmo stati imperfezione e perfezione insieme
Che io e te
Saremmo stati indescrivibili
Come indescrivibile è l’universo!
– 13/01/2017

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Giancarlo Bocchino

POESIA: Ero disteso sulla cupa di un monte
Ascoltavo il vento strofinar tra le fronde
In quella pace triste e solitaria
La mia tristezza faceva più male
Tutto d un tratto una voce soave
Non riuscivo a capire
E stavo ancor male
Alzandomi irto guardai giù in paese
E fra mille persone riconobbi la voce
Non so come feci ma con un sol salto
Mi ritrovai in un giardino
Con solo lei accanto
Sfiorando le sue labbra
Che sapevan di soave
Scomparve la tristezza
Portando con se il male
In quel magico posto circondato da fiori
Sentivo battere i nostri due cuori
Ma ogni suo battito era sempre più lento
E in men che non si dica
Il cuore era spento
Ora son solo
Più tristezza e più male
Non seguo più nessuna voce soave
Torno in quel posto triste e solitario
Non è più una pace
Ma uno sporco sudario
Alzandomi irto e guardando il paese
Rivedo quel luogo in cui vidi la voce
Or pur volendo non basta un sol salto
La voce si è spenta
Resta solo il ricordo
– 12/01/2017

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Jacopo Navacci

POESIA: C’è del mistero in te,
nella sintesi
puramente carnale
delle tue membra:
nella linea del collo,
che dal mento scende
fiorendo tra le scapole,
nella loro forma delicata,
nel loro spazio vuoto
che andrebbe riempito di labbra;
nelle spalle morbide;
nella rotondità del tuo viso,
sulle guance rosa,
nel taglio degli occhi.

C’è un mistero
che è mistero di bocca,
di labbra.
Passa sulla tua lingua,
ma non te ne rendi conto.
Un mistero di carne
nell’accenno del tuo seno,
nel tuo ventre.
Le tue gambe
hanno quella linea
propria della vita,
quella dolcezza pura
e sacra delle cose uniche.
I tuoi piedi,
le tue mani e i tuoi capelli,
nascondono
le cose che non dici mai ad alta voce,
ma che puntualmente riveli
nel profondo dei tuoi occhi.

Infinite volte
le mie mani sono passate
leggere su quel collo,
i miei polpastrelli hanno percorso
la distesa del tuo corpo,
la tua schiena,
hanno apprezzato la dolcezza delle orecchie,
la morbidezza della coscia,
si sono intrecciate
con le tue.

Quante volte la mia bocca
ha baciato le tue scapole
ed è scesa,
a risalire sul tuo seno,
a contemplarlo
a disegnarlo sulle labbra.

C’è un mistero nel tuo corpo,
nel modo di fletterti e muoverti,
che non riesco ad afferrare.
Che non si può afferrare.

Il piacere però,
non sta tanto nello svelare
misteri irrisolti,
quanto nell’abbeverarsi
alla fonte
infinita
del tuo corpo
e della tua mente.
– 12/01/2017

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sala rita

POESIA: Essere donna.
Donna,mamma al servizio del bene ricevendo anche tante tante pene,ma non importa l’amore dalle sue gesta trabocca,ti ha guidato nel cammino, ora che sei grande ma anche da piccino, la sua felicità è vederti esprimere tanta serenità,con la tua prole come ogni mamma vuole, per dedicarsi con amore incondizionato verso il nipote tanto amato.Ecco questo vuole, e ti dona eterno amore! – 12/01/2017

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Vincenzo La Forgia

POESIA: Scrissi di te,
In una mattina d’inverno,
Mentre il freddo ghermiva la pelle.
Scrissi di te,
Che il mio cuore riscaldavi,
Tra le tue mani affusolate.
In quel gelido giorno,
Scrissi di te,
Cercando le parole nei tuoi occhi,
Baciandole sulle tue labbra.
Ed il calore in me si profuse,
Con quelle parole come tramite,
Cancellando quel freddo intenso.
Scrissi di te,
Perché svegliandomi,
Scoprì di amarti.
Scrissi di te,
Scrivo di te,
Scriverò di te,
Perché l’amore non ha tempo,
Ne coniugazione,
Un solo ed unico attimo,
Con l’ambizione dell’eternità. – 12/01/2017

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CARMELA DATTILO

POESIA: LAURA
HO VISTO UNA FANCIULLA,CON UN CESTINO D’ORO SOTTO IL BRACCIO
RACCOGLIEVA FRUTTI E FIORI DA REGALARLI A TUTTI,MITE E GIOIOSA,CANTAVA E BALLAVA CON DOLCE MAESTRIA,GLI UCCELLINI L’HANNO UDITA E SON CORSI DA LEI A FICHIETTAR
ANCHE LE TORTORE SI SON FATTE SENTIRE,
L’ERBA DEL PRATO SI è FATTA ACCAREZZARE,
TUTTO SI RISVEGLIA AL TUO DOLCE PASSAGGIO,
SEI NELLA PRIMAVERA LA CALDA ESTATE,
SEI NEL CIELO AZZURRO E NEL SOLE DELLA GRAZIA. – 12/01/2017

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Mauro Giovanelli

POESIA: SPAVENTAPASSERI

Non saranno certo coloro che hanno fede, essi dicono,
a farmi desistere dal cercare la risposta,
individuare la meta stabilita dalla notte dei Tempi.
Pure dal mio osare voler intendere il presupposto d’esser qui,
tra la prescelta folla dei contendenti.
Gli indagatori dell’Ulteriore
Vengono definiti sciocchi e superbi
dai drogati di antiche e incongrue narrazioni,
nel convincimento di essere stati eletti alla conoscenza,
chissà da chi, cosa e perché.
A tal punto da imbalsamare loro la mente,
il cuore, l’anima, lo spirito.
Inchiodandoli all’inerzia.

Dunque a te, donna amata, venerata desiderata,
dico solo… non lasciarti sedurre da ingannevoli, primitivi miraggi,
impedisci che la notte ci avvolga,
avvinghiamoci nella nostra illuminata singolarità.
Tu sei me.
Illusoria la disattesa promessa di aver separato la luce dal buio
da sempre il grande splendore
è compagno di ciò che fatalmente ci lasciamo alle spalle
e rischiara il percorso imboccato,
tenendoci stretti per mano.
Non smorziamolo!
Impediamo alla vita di ottenebrare il tempo che ci appartiene,
scambiamoci baci, abbracci, carezze. I corpi.

Impossibile sfidare l’enigma in solitudine. Già te lo dissi.
Amore! Siamo misura di riferimento dell’Universo?
Se le grandi masse celesti
interagiscono fra loro obbedendo a regole certe
e le particelle elementari
non soggiacciono ai medesimi principi,
abitiamo noi fra queste due grandezze?
Saremmo quindi il centro del Tutto?
Procedendo nell’infinitesimale o nell’immenso
potremmo scoprire altre entità di mezzo?
La somma degli interi positivi fino all’incomputabile
genera un numero più piccolo di ciascuno di essi,
per di più negativo.
Ciò indicherebbe stravolgimento di ogni precetto?
Un domani senza confini?

Voglio condurti nell’inesauribile, donarci eternità.
Immerso in questo pensare eccomi giunto nell’ospitale spiazzo
dove avverto gli aromi del nostro primo, sregolato prenderci.
Ora finissimi steli d’erba formano un morbido tappeto,
gli umori che un giorno remoto abbiamo disperso in questo terreno
gli hanno dato nutrimento.
Ruoto su me stesso e siedo sfinito ai piedi della quercia.
Sguardo fisso verso l’attraente soleggiata radura,
gambe raccolte, avambracci sulle ginocchia, mani abbandonate.
Indicibile tristezza non veder più lo spaventapasseri,
nessun sfarfallio piumoso di corvi che gracchiando si alzano in volo.
La natura è ferma.
Nell’accendermi una sigaretta,
smanioso di assurda malinconia,
gli occhi vanno oltre,
al distante pendio che chiude il cerchio.
Indugio a lungo nel fissare i ruderi di quella discosta abbazia.

Mauro Giovanelli – Genova – 12/01/2017

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